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Il Vangelo di oggi insegna molto chiaramente questa verità con parole inequivocabili. Gesù afferma infatti: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21). Il brano evangelico ci insegna che non sono segni sicuri di appartenenza a Cristo nemmeno certi doni straordinari nei quali è certo presente e operante la potenza di Dio, ma non è altrettanto certa la presenza della fedeltà dell'uomo. Gesù, infatti, fa il caso di molti, i quali nel giorno del Giudizio gli dichiareranno di aver profetato, di aver scacciato i demòni e di aver compiuto molti miracoli nel suo nome; ma tutto questo non impedirà a Lui di dichiarare di non aver mai avuto a che fare con loro: «Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità» (Mt 7,23).
Quelle di Gesù sono certamente parole molto forti le quali ci devono insegnare che, in fin dei conti, la cosa più importante non è avere rivelazioni soprannaturali od operare miracoli, cose nelle quali si potrebbe nascondere anche l'inganno del demonio, ma soprattutto compiere fedelmente la Volontà di Dio, magari nell'aridità dello spirito, quando tutto sembra avvolto nella notte e il cielo ci sembra chiuso sopra di noi. In questa situazione di assoluta aridità spirituale si trovò santa Teresina del Bambin Gesù, l'umile suora carmelitana che, a estasi e rivelazioni, preferiva il fedele adempimento della Volontà di Dio, giorno per giorno, nelle aridità spirituali alle quali era sempre soggetta negli ultimi anni della sua vita.
Dunque, quelle opere miracolose e clamorose, quei carismi ai quali tante volte si va dietro, non sono sinonimo di santità. Dio li dona non tanto per la santificazione del singolo, ma per il bene della comunità intera. Far miracoli manifesta la "parte" di Dio; far la Volontà di Dio è invece la "parte" dell'uomo. Quando i Santi operavano dei miracoli non volevano assolutamente essere lodati, perché sapevano benissimo che ciò era opera di Dio, e quella lode che ricevevano la vedevano come un "furto" fatto a Dio. Per questo, se avessero potuto, si sarebbero eclissati, e pregavano Dio di poter far del bene, ma di nascosto, in modo che nessuno se ne potesse accorgere. Ma ciò tante volte non era possibile.
Per questo motivo, Padre Pio, quando qualcuno lo andava a ringraziare per qualche grazia ricevuta, diceva: «Vai a ringraziare la Madonna!». Quando vi è un miracolo, chi opera è Dio; quando compiamo – magari faticosamente – la Volontà di Dio, ad operare siamo noi, sostenuti dall'Aiuto di Dio. Commentando questo brano evangelico, san Giovanni Crisostomo diceva che quelli che sono stati così amaramente e drasticamente respinti da Dio sono stati molto favoriti, ma non hanno dato alcun contributo personale. Magari sono stati anche orgogliosi e vanitosi per quei doni che ostentavano, ma non hanno capito che i miracoli non erano opera loro, come invece sarebbe stata la pratica quotidiana e sofferta della Volontà di Dio. San Paolo, scrivendo ai Corinzi, diceva: «Se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla» (1Cor 13,2).
Il brano del Vangelo di oggi ci incoraggia ad andare avanti nell'umile adempimento dei nostri doveri. Spesso ci sembrano piccoli e monotoni; ma, ricordiamolo sempre: Gesù è vissuto così per trent'anni, compiendo il suo lavoro di falegname e le tante piccole azioni di ogni giorno. Poi è venuto il tempo della predicazione e dei miracoli; ma, la maggior parte della sua vita, l'ha trascorsa nel nascondimento della casetta di Nazareth.
Quando compiamo il nostro dovere quotidiano e preghiamo con perseveranza, sull'esempio di Gesù e di Maria, anche se tutto ci sembra buio intorno a noi, siamo nella luce e un giorno saremo accolti dal nostro Salvatore e introdotti da Lui in Paradiso.
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