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NON CI E' PIACIUTO IL SANT'AGOSTINO DELLA RAI TRASMESSO A GENNAIO
Poco fedele alla vita del santo, che pure sarebbe stata interessante (anche dal punto di vista televisivo)
di Andrea Conti
 

Nella programmazione della prima serata di domenica 31 gennaio e lunedì primo febbraio, la televisione di stato ha trasmesso un film in due puntate che avrebbe dovuto illustrare al pubblico la vita di una delle più straordinarie figure della storia del Cattolicesimo, e, più in generale, della storia del pensiero umano, quella di Aurelio Agostino, sant’Agostino.
La televisione di stato si è vantata della trasmissione come di una grande operazione culturale, e se ne è compiaciuta per il successo ottenuto.
In realtà ciò che mi è apparso evidente fin dalla visione delle prime scene del film, è che ben poco della vita del grande filosofo e teologo nonché grande santo del Cattolicesimo, sia stata riconoscibile in esso.
Innanzitutto Agostino è presentato come un avvocato che compie una brillante carriera fino ad essere ammesso alla corte dell’imperatore a Milano. Purtroppo ciò non corrisponde assolutamente alla verità: Agostino non fu mai avvocato; fu maestro di lettere e di eloquenza, poi di grammatica e di retorica, in definitiva un insegnante nelle scuole pubbliche dell’epoca. Gli episodi, che nel film hanno gran peso, in cui Agostino è rappresentato come avvocato a Cartagine e come influente personalità della corte imperiale, sono del tutto immaginari e non si sono mai verificati in realtà. E che dire dei personaggi dei film?
La maggior parte di essi, sono parti della fantasia degli sceneggiatori e del regista.
Perché non hanno trovato spazio nella sceneggiatura personaggi reali, come il “vescovo” dei manichei Fausto, che tanto deluse Agostino da convincerlo ad abbandonare quella setta?
O perché, nel film, non siano stati inseriti i due grandi amici di Agostino, Nebrido e soprattutto Alipio, compartecipi della sua conversione e con i quali coabitò per molti mesi a Milano?
O perché sia stato ignorata l’amicizia, pur così importante nella vita – quella vera – del santo, con il filosofo cristiano Simpliciano ... Mi domando che bisogno ci fosse di creare personaggi di fantasia, quando queste figure storiche avrebbero potuto sostenere benissimo l’onere di una sceneggiatura cinematografica ed avrebbero avuto tutte le carte in regola per suscitare il gradimento del pubblico? Anche di quello meno raffinato.
Del tutto assenti le vicende, dolorosissime per Agostino, della morte di madre, Monica, e del figlio Adeodato.
In tutto il film risuona la parola “verità”, ma in realtà ben poco spazio è stato dato al travaglio spirituale di Agostino e la sua stessa conversione, appare piuttosto sfocata: nessun cenno al lungo ritiro in solitudine, alla fondazione di una comunità monastica; nessun cenno alla sua elezione a vescovo, avvenuta a furor di popolo... E sfocato, in ultima analisi, appare proprio l’incontro con la Verità, che per Agostino si concretizzò – come si concretizza per ogni cristiano – nell’incontro con una Persona, Nostro Signore Gesù Cristo.
Desta addirittura sorpresa che poco spazio sia stato dato anche agli aspetti sentimentali o, per così dire, erotici, della vita di Agostino: trattati in modo blandamente convenzionale (E, conoscendo la disinvoltura con cui certe tematiche si trattano nelle produzioni televisive per assecondare le pruderie del pubblico moderno, francamente, mi sarei aspettato l’esatto contrario!), questi aspetti, nelle pagine delle celeberrime, “Confessioni”, l’autobiografia del santo, hanno una presenza molto più marcata.
Ora io posso ben comprendere che condensare in un film la vita di una delle più eminenti figure della storia del pensiero e della fede, non possa che essere un compito arduo, ma allo stesso tempo, mi domando: perché si è scelto di fare un film su un personaggio storico, quando poi la vita di questo stesso personaggio è stata completamente reinventata? Oltretutto proprio la vita di sant’Agostino, intensissima e complessa, che senza alcuna modifica, avrebbe potuto affascinare il grande pubblico, anche quello meno colto.
Purtroppo questa delusione si ripete ogni qual volta viene proiettato un film su un soggetto religioso, sia esso su una figura biblica, su un grande santo, su un protagonista della storia della Chiesa. Ebbene in questi film, si tenta di contrabbandare qualche scena zuccherosa come l’essenza del Cristianesimo... In realtà, a me sembra proprio che, contrariamente a ciò che può sembrare, in queste opere cinematografiche manchi del tutto l’anima cristiana, ed io sono convinto che ciò avvenga perché in esse è assente la realtà dei fatti.
E forse, assente è anche un po’ la forza artistica.

 
Fonte: Notiziario "La compagnia di San Galgano", gennaio-marzo 2010