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Nel nuovo film "Power Rangers", uscito nelle sale cinematografiche nel mese di Marzo, verrà mostrata la prima protagonista omosessuale all'interno di un colossal dedicato ai supereroi, con origini legate alla famosa serie TV degli anni '90.
Il regista Dean Israelite aveva rivelato in anteprima che all'interno del film ci sarebbe stata una sequenza in cui gli "eroi" scoprono che Trini, la Power Ranger Gialla interpretata da Becky G., è alla ricerca del proprio "orientamento sessuale".
Uno dei personaggi pensa che Trini sia alle prese con una relazione difficile con il fidanzato, capendo però poco dopo che in realtà la questione riguarda una ragazza.
Israelite ha specificato che si tratta di "un momento piccolo ma essenziale per l'intero film. Trini sta facendosi delle domande sulla propria identità. Non l'ha ancora capito del tutto. Penso che l'aspetto grandioso di quella scena sia che dà forza al resto del film dicendo 'Va bene'. Il lungometraggio dice 'Va bene' e tutti i ragazzi devono capire chi sono e trovare il proprio posto nel mondo".
David Yost, interprete del primo Blue Ranger nella serie anni '90, dichiaratamente omosessuale, ha espresso il suo grande entusiasmo davanti alla notizia: "Penso che molte persone della comunità omosessuale saranno entusiasta nel vedere quella rappresentazione".
Un altro grande trionfo per la cultura LGBT che gode dell'appoggio forte del potere mediatico, primo fra tutti appunto il cinema.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
I GAY PRIDE SIMBOLO E SPECCHIO DELLA DECADENZA DELL'EUROPA
In barba agli allarmi sanitari circa l'epidemia di epatite A in corso in Europa, il cui focolaio è stato individuato nell'Europride, il mega raduno LGBT europeo di Amsterdam dell'agosto 2016, si moltiplicano in tutti i paesi UE le parate di orgoglio omosessuale. Oltre chi si prepara ad ospitare l'ennesima adunata gay, come Madrid con il World Gay Pride dal 24 giugno al 2 luglio 2o17, ci sta anche chi come la Svizzera italiana è al suo "esordio LGBT" con il Ticino Gay Pride, che prevede una "Pride Week" di propaganda pansessuale, da mercoledì 30 maggio a domenica 3 giugno 2018, con eventi gratuiti, culturali e di approfondimento sulle tematiche LGBT+ che culminerà nella giornata di sabato, con la consueta "parata dell'orgoglio" sul Lungolago di Lugano.
L'iniziativa ha suscitato la reazione di alcuni consiglieri comunali del Partito Popolare Democratico (PPD), Armano Boneff, Sara Beretta Piccoli e Angelo Petralli, i quali, all'indomani dell'ufficializzazione della parata dell'orgoglio Lgbt, hanno scritto una lettera al Municipio in cui si legge: "Circola la notizia che l'anno venturo, fra giugno e luglio, Lugano ospiterà la prima "marcia dell"orgoglio omosessuale o "Gay Pride" sul suolo ticinese, e che l'accordo è già stato sottoscritto dal Municipio con le organizzazioni coinvolte: Imbarco Immediato, Network e Zonaprotetta. I sottoscritti, pur rispettosi di ogni diversità, mal comprendono il motivo per cui, in un periodo di difficoltà finanziarie e di conseguente razionalizzazione delle risorse, il Municipio accetti di promuovere una nuova manifestazione folcloristica di nicchia, certamente per taluni aspetti controversa, ma soprattutto onerosa per l'organizzazione logistica e del servizio d'ordine, estranea alle nostre tradizioni,mentre sono stati tolti i finanziamenti allo storico carnevale luganese e addirittura si paventava di lucrare sull'affitto delle infrastrutture destinate alle associazioni cittadine riconosciute".
Il disappunto dei consiglieri del PPD nasce anche dal fatto che per l'evento gay l'amministrazione è riuscita "miracolosamente" a reperire i fondi che non sono stati trovati per una manifestazione ben più tradizionale e sentita come quella del carnevale luganese.
I promotori dell'interpellanza sottolineano la debolezza delle giustificazioni addotte evidenziando l'irrisorio numero dei partecipanti:
"Deboli sembrano essere argomentazioni di altra natura come l'attrattività turistica o l'indotto economico della manifestazione. Le cinquemila persone che dovrebbero sfilare in buon ordine sul lungolago cittadino (questa la media dei partecipanti tra Friborgo e Sion), sono l'equivalente delle porzioni di risotto servite durante l'ultima edizione del carnevale Sbroja (che per altro non è stato sostenuto finanziariamente dal Municipio)".
Fatte queste premesse, Boneff, Beretta Piccoli e Petralli pongono una serie di domande al Municipio:
1. È vero che il Municipio ha già sottoscritto un impegno in tal senso? In caso affermativo:
2. Quanto costerà globalmente al Comune (spese dirette e indirette) l'organizzazione del Gay Pride?
3. Quali disagi, dove e per quanto tempo deve attendersi la popolazione indigena durante il Gay Pride?
4. Quali obiettivi qualitativi e quantitativi si prefigge di raggiungere il Municipio con questa manifestazione?
5. Poiché, si spera, le azioni per la promozione turistica della Città siano state pianificate a media scadenza, ritiene il Municipio che autorizzare il Gay Pride nel periodo di alta stagione sia compatibile con il target dei turisti che abbiamo attirato?
6. Il Municipio è a conoscenza di discriminazioni nei confronti degli omosessuali all'interno dell'amministrazione cittadina? È a conoscenza di discriminazioni di altro genere (donne, colore della pelle...)? E se non vi è discriminazione, quale messaggio vogliamo dare al cittadino e al turista?
7. La Città è disposta è pronta a legare il suo nome a questo tipo di manifestazioni?
8. Poiché, si spera, le azioni per la promozione della Città siano state pianificate a media scadenza, ritiene il Municipio che autorizzare il Gay Pride sia compatibile con il target dei turisti che abbiamo attirato?
9. Il Municipio è disposto ad accordare un pari trattamento a tutte le Organizzazioni che, in rappresentanza di soggetti associati in base alle preferenze sessuali (e/o ad altre caratteristiche comuni), chiederanno di esibirsi sul suolo pubblico?
10. Se vi fossero richieste superiori ai giorni e ai mezzi disponibili, quali sarebbero i criteri di scelta per evitare discriminazioni?
Le sfilate dell'orgoglio gay per le strade di tutta Europa, presentate come insopprimibili manifestazioni di libertà e lodevoli conquiste di sacrosanti "diritti", rappresentano, in realtà, lo squallido e drammatico specchio della decadenza dell'Europa odierna accecata dal delirante diktat relativista.
(Rodolfo de Mattei, Osservatorio Gender, 8 aprile 2017)
LA VOCE DEGLI EX GAY CRISTIANI SILENZIATA SUL WEB
Affinché un pensiero diventi dominante, può non bastare il controllo dei gangli della società, delle istituzioni e dei mass media, dai giornali al cinema, dalla tv a Internet: è necessario anche silenziare le voci contrarie. E poco importa se queste ultime vogliono il bene di chi quel pensiero pretende di imporlo. Ce lo insegna la storia, ce lo confermano gli ormai quotidiani tentativi di mettere a tacere chiunque ricordi che nasciamo maschi e femmine e che l'omosessualità non è innata. Nel club della censura c'è da tempo la piattaforma di condivisione online Vimeo, che pochi giorni fa ha rimosso tutti gli 850 filmati del programma cristiano Pure Passion Tv, perché diversi di quei video contengono le testimonianze di ex gay ed ex lesbiche, le cui vite sono state letteralmente trasformate dall'incontro con l'amore di Dio.
Pure Passion Tv nasce dall'esperienza di David Kyle Foster e dal suo passato da omosessuale, che a lungo ha vissuto sotto la schiavitù della pornografia e di altri comportamenti sessuali disordinati, tali da creare dipendenza nella persona dandole l'illusione della libertà. Le testimonianze raccolte nel suo programma riguardano perciò ogni tipo di disordine sessuale, che i protagonisti non esitano a chiamare peccato, svelando di essere riusciti a conoscere la vera libertà solo grazie all'affidamento totale a Cristo.
Ma l'inclusione degli atti omosessuali tra quelli disordinati ha fatto scattare la censura di Vimeo, che a dicembre ha inviato una prima mail a Foster, invitandolo a rimuovere i filmati di chi si era lasciato alle spalle la vita omosessuale perché "Vimeo non consente video che molestano, incitano all'odio o raffigurano un'eccessiva violenza". Foster ha replicato spiegando di pubblicare solo "contenuti che aiutano […]. Il nostro è un messaggio di amore dall'inizio alla fine".
Lo dimostra per esempio la testimonianza di Charlene Cothran, ex attivista Lgbt e fondatrice nel '95 di Venus Magazine, una rivista inizialmente diretta a promuovere la causa di lesbiche e gay afroamericani. Tutto è cambiato dalla sua riscoperta della fede nel 2006 e adesso non ha paura di usare parole schiette, che stonano con il politicamente corretto oggi imperante. "Guardando indietro - racconta Charlene - capisco che il diavolo mi ha ingannato e inganna molti […]. L'illusione è che la vita gay sia una vita felice, ma niente di questo è vero. […] Un'altra menzogna è che tu non puoi mai essere libero, che non puoi mai smettere di desiderare persone dello stesso sesso". Per lei non è andata così. "Posso testimoniare che lo Spirito Santo ti cambierà se dai a Dio tutto il cuore. Quando preghi, chiedi a Dio di entrare e cambiare tutto il cuore, non solo di portare via l'omosessualità: non funziona così, devi dare a Dio tutto te stesso. Lui ha cambiato molte cose nella mia vita, non solo la mia attrazione per le donne […]". E ancora: "Sapevo che Lui mi amava anche quando ero lesbica, ma sapevo anche che stavo peccando. Lui ti ama come sei, ma aspetta che tu lo ami come Lui è: Lui è una via sicura, è Santo […]. Quando pensi che cosa meravigliosa ci ha dato, la libertà, quando decidi di amare Dio e semplicemente seguire l'ordine [della creazione] e la sua parola, Lui ti darà una tale gioia, una tale pace, che è proprio quello che io ho oggi".
Assieme a quella di Charlene, su Pure Passion si trovano molte altre storie che hanno aiutato tante persone - non solo gay - a superare abitudini sessuali disordinate, grazie all'aiuto della fede. Ma per gli standard di Vimeo è vietato riferirsi all'omosessualità come disordine. Inoltre, come scritto in un'altra mail, "non è ok nemmeno il riferimento «al fatto che Dio può trasformare la vita di chiunque viva una confusione omosessuale»". Nessuno spazio, quindi, per chi può annunciare un messaggio cristiano. Per contenuti di altro tipo, invece, non ci sono molti problemi. Su Vimeo si possono infatti trovare vari filmati pornografici, sebbene sia noto che la pornografia alimenti il traffico di esseri umani a fini sessuali: "Dov'è la loro preoccupazione per questi ragazzi e ragazze?", si chiede Foster, il quale ricorda anche che su Vimeo è possibile vedere parte del discorso di Allen Ginsberg a una conferenza della Nambla, l'organizzazione statunitense che promuove la pedofilia.
Vimeo non è nuova a rimozioni mirate a cancellare ogni contenuto che possa mettere in dubbio il paradigma secondo cui l'omosessualità sarebbe "una variante naturale". In precedenza era già stato chiuso l'account del Narth Institute, fondato tra gli altri dallo psicologo clinico Joseph Nicolosi e conosciuto per le terapie dette riparative (rivolte alle persone che vivono con disagio la loro attrazione omosessuale), da tempo oggetto di una campagna denigratoria. Nel 2015 Vimeo aveva anche eliminato l'annuncio di una conferenza organizzata dal network cristiano Restored Hope perché aveva tra i suoi relatori Joe Dallas, un noto rappresentante del movimento degli ex gay, che l'associazionismo Lgbt vede come il fumo negli occhi. Come capita del resto a chiunque cambi vita (lo stesso Luca Di Tolve ne è un esempio in Italia), testimoniando pubblicamente che l'attrazione per persone dello stesso sesso non è immutabile e che Dio può aiutarti a scoprire il Suo progetto su di te.
(Ermes Dovico, La nuova Bussola Quotidiana, 7 aprile 2017)
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