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Una lunga intervista - versione tappetino - a Beppe Grillo sulla prima pagina di Avvenire e, contemporaneamente, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio che dalle colonne del Corriere della Sera spiega che su tre quarti dei grandi temi, grillini e cattolici sono in piena sintonia.
Una svolta epocale e anche sconcertante quella del quotidiano dei vescovi italiani, che ha provocato numerose reazioni, anche sdegnate. Tanto che Tarquinio ieri sera ha dovuto precisare al Sir che i giudizi espressi nell'intervista al Corriere «sono opinioni personali e non impegnano l'editore». Un tentativo patetico di parare i colpi che sicuramente devono essere arrivati tra la sede milanese del giornale e la segreteria della Conferenza Episcopale a Roma. Ma chi conosce anche superficialmente la realtà dei media Cei sa benissimo che un'operazione di questo genere sarebbe impensabile come iniziativa personale del direttore, tanto più oggi che a guidare il vapore è l'accentratore segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino. Fosse vera l'ipotesi di una opinione personale, Tarquinio sarebbe già stato accompagnato all'uscita.
IL PERCHÉ DI QUESTA SVOLTA
Cerchiamo di capire dunque il senso di questa svolta. Essa si compone di due fattori: uno più propriamente politico, l'altro religioso.
Sul versante politico l'operazione è a doppio senso: da una parte c'è Grillo che sente vicina l'opportunità di andare al governo del Paese e scopre che almeno una parte di voto cattolico potrebbe diventare decisivo per le sue fortune. Così, lui che ha sempre schifato giornali e tv, di punto in bianco decide di concedersi al giornale dei vescovi, dimenticando anche il suo anticlericalismo e le sue performance blasfeme (di cui ovviamente i giornalisti di Avvenire non chiedono affatto conto). Del resto, già nelle elezioni del 2013, secondo un'indagine Ipsos, ha votato 5 Stelle il 20% dei cattolici che dicono di andare a messa tutte le domeniche.
Un calcolo speculare evidentemente si sta facendo anche nei palazzi Cei: visto che un Grillo al governo diventa una possibilità concreta, meglio provare a mettersi subito d'accordo, un po' come fece l'amministratore disonesto della parabola.
La chiave di lettura sta nell'ultima domanda del Corriere a Tarquinio, quando gli viene chiesto della pretesa della giunta romana di far pagare l'Imu agli edifici ecclesiastici. Il punto è proprio questo: già a Torino e Roma le giunte grilline hanno messo nel mirino i beni della Chiesa, e altre amministrazioni locali importanti saranno cambiate nei prossimi mesi; a livello nazionale poi i 5 stelle hanno già dimostrato di voler dare l'assalto all'8xMille. Il calcolo dunque è presto fatto: in cambio di una bella apertura di credito, si conta di ammorbidire le posizioni grilline sui soldi alla Chiesa e salvare così il malloppo. Del resto, la tanto sbandierata autodeterminazione del popolo e le decisioni prese direttamente dai "cittadini" hanno già ampiamente dimostrato di essere sciocchezze clamorose, buone solo per ingannare gli allocchi: a decidere sono Grillo e Casaleggio, e se Grillo si accorda con Galantino i "cittadini" si possono anche mettere l'anima in pace. Insomma, il denaro sarà pure lo sterco del diavolo, però fa così comodo... [leggi: BEPPE GRILLO E IL RICORRENTE MITO DEL MOVIMENTO EGUALITARIO, DEMOCRATICO, LIBERO, SNELLO di Vittorio Messori, clicca qui, N.d.BB]
SPARISCONO I PRINCIPI NON NEGOZIABILI
Dietro questi accordi politici di bassa lega c'è però una sempre più evidente debolezza culturale e religiosa. Dice Tarquinio che ci sono molte sensibilità comuni con i 5 Stelle, soprattutto su lotta alle povertà e partecipazione. Espressioni vaghe, su cui peraltro potrebbero concordare praticamente tutti i partiti (c'è forse qualche forza politica che proclama di volere più povertà o che vuole segregare alcuni settori della popolazione?), ma dietro le quali si celano proposte che vanno nel senso dello statalismo più radicale e delle misure economiche alla Chavez (guardiamo il Venezuela come è ridotto), l'esatto opposto della Dottrina sociale della Chiesa.
Ma facciamo pure finta che ci siano davvero tanti punti di contatto tra grillini e cattolici. Ciò che sconcerta del ragionamento di Tarquinio è il fatto che tutti i temi sono sullo stesso piano: eutanasia, aborto, unioni civili, fecondazione artificiale, libertà religiosa, libertà di educazione - tutti temi su cui la distanza con i grillini è abissale - valgono quanto la comune contrarietà al lavoro domenicale, che per Tarquinio sembra diventata una vera e propria emergenza sociale.
In pratica, nella visione galantiniana, non esistono più dei princìpi fondanti una comunità civile, non ci sono fondamenta che tengono in piedi tutto l'edificio. Ci sono tanti valori, che si moltiplicano in una società multiculturale, e tutti sono sullo stesso livello. Così si può arrivare a sostenere un partito come i 5 Stelle, pur se questi sono portatori di una concezione dell'uomo antitetica a quella cattolica, anche se lavorano per distruggere la famiglia, per eliminare gli anziani, e così via [leggi: TRE PUNTI PER CAPIRE BEPPE GRILLO di Massimo Introvigne, clicca qui, N.d.BB].
È la negazione della Dottrina sociale della Chiesa - oltre che del buon senso -, è il rovesciamento del Magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, che pure sul comportamento dei cattolici in politica hanno prodotto delle indicazioni molto chiare. Del resto, dopo che hanno abbracciato l'ideologia Lgbt ci si può davvero stupire se Galantino, Tarquinio e compagnia si buttano sui grillini?
Nota di BastaBugie: Angela Pellicciari nell'articolo sottostante dal titolo "Teo-Grillini", la sintesi impossibile" spiega che nonostante l'intervista di Grillo ad Avvenire e quella su Grillo del direttore di Avvenire al Corriere, è impossibile, da un punto di vista cattolico, sdoganare il Movimento 5 Stelle e la sua ideologia. Non è un caso che il sistema informatico usato dai grillini si chiami Rousseau: l'ideologia del padre illuminista del totalitarismo, lì dentro, la fa da padrona.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 aprile 2017:
Era già strano che i funerali di Gianroberto Casaleggio si fossero svolti in chiesa, così, come se niente fosse. Come se il suo pensiero, invece che gnostico in modo aperto, non contasse nulla. Senza pubblica ritrattazione degli errori, senza pubblico pentimento. Adesso è arrivata da duplice fonte, Avvenire e il suo direttore Tarquinio intervistato dal Corriere, l'apprezzamento della bontà di molte delle posizioni dei 5 stelle. Movimento che lo stesso nome "5 stelle" avrebbe dovuto indurre a qualche attenta considerazione essendo sia il numero 5 che le stelle patrimonio ideale delle sette massoniche delle varie osservanze.
Se la cosa non fosse tragica, sarebbe ridicola. Basterebbe questo singolo episodio per giustificare quanto i detrattori della chiesa, Lutero in testa, hanno detto e scritto sull'unica ragione che conta davvero per i preti: i soldi. In questo caso l'8 per mille.
Morto Gianroberto i pentastellati, cioè il figlio Davide, hanno creato un sistema operativo dal nome importante: Rousseau. La leggenda della rete, dell'uno vale uno, della democrazia diretta, non poteva essere rappresentata meglio. Che cosa voleva Rousseau? Il noto pedagogista che, avendo 5 figli, tutti e cinque li ha mandati in orfanotrofio perché il suo tempo era troppo prezioso per essere dedicato a bambini, ha descritto con precisione in cosa consiste la vera democrazia. La democrazia diretta, senza inutili mediazioni.
Nel rispetto della democrazia Rousseau, nel Contratto sociale pubblicato nel 1762, definisce in questi termini il concetto di "volontà generale". In cosa consiste questa espressione che suona tanto bene? "La volontà generale si propone l'interesse comune": è pertanto quella volontà che "è, o deve essere, il vero motore del corpo sociale". Chi incarna la volontà generale? Rousseau risponde: la volontà generale è il risultato del patto di unione fra uguali che produce "l'alienazione totale di ciascun individuo con tutti i suoi diritti alla comunità", dando vita ad "un corpo morale e collettivo" che riceve unità, "il suo io comune, la sua vita e la sua volontà", dal patto originario. Ancora: "Colui che osa prendere l'iniziativa di fondare una nazione, deve sentirsi in grado di cambiare, per così dire, la natura umana"; bisogna "che egli tolga all'uomo le forze che gli sono proprie, per dargliene altre che gli sono estranee". Dal momento che lo "io comune" di cui parla Rousseau non esiste, la conseguenza inevitabile e logica della sua filosofia è il totalitarismo: "Tutti ugualmente hanno bisogno di una guida" (tutti, sia i singoli che la collettività); perché il patto sociale non sia "una vana formula", "chiunque rifiuterà di obbedire alla volontà generale, vi sarà costretto da tutto il corpo; ciò non significherà altro che lo si obbligherà ad essere libero".
Questa splendida trovata che permette, in nome della libertà, la totale sottomissione dell'individuo ai voleri dello Stato, cioè al gruppo di potere che lo governa, è stata messa in pratica alla lettera dalla rivoluzione francese che nell'articolo 6 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino dichiara: "La legge è espressione della volontà generale". Bisogna dire che la prassi del movimento 5 stelle va perfettamente d'accordo con la teorizzazione della volontà generale. Mai nome fu più adatto di quello di Rousseau. A quanto mi risulta, al contrario, mai prima d'oggi la Chiesa ha avuto simpatia per le frasi ad effetto delle avanguardie rivoluzionarie.
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