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Il 96% dei giovani scozzesi transessuali cede ad atti di autolesionismo. La Stonewall - istituzione pro-gay - e l'Università di Cambdridge hanno condotto una ricerca su 400 giovani studenti transessuali la quale ha messo in evidenza, oltre a comportamenti autodistruttivi, che il soggetto campione è affetto in massima parte da depressione, ansia ed incline al suicidio (40% contro il 25% delle persone omosessuali).
L'ex transessuale Walt Heyer ha affermato che questi dati sono concordi con una ricerca da lui condotta dal titolo "50 anni di cambiamenti sessuali, disturbi mentali e troppi suicidi". Heyer ha poi smentito l'accusa, presente nel report, che simili disturbi siano da addebitarsi ad atti di transfobia e che dunque, come vorrebbe il gruppo di Stonewall, occorrerebbe normalizzare nell'educazione scolastica l'omosessualità e la transessualità: "Le persone che sono emotivamente, socialmente e psicologicamente a posto non tentano di suicidarsi - ha dichiarato Heyer - ma il 40% delle persone transgender tenta il suicidio. È perché hanno gravi disordini mentali. Il 62,7% degli individui che si identificano come transgender soffrono di disturbi psichiatrici".
Quest'anno il governo scozzese ha reso obbligatoria l'educazione sessuale in tutte le scuole ed anche nelle classi elementari viene spiegato che l'omosessualità è una condizione normale.
Anche altre ricerche confermano i dati emersi dal report scozzese. Lo statunitense National Center for Transgender Equality ha evidenziato che negli Usa quando un transessuale è vittima di violenza nel 77% dei casi il violentatore è il suo stesso partner. Inoltre il 40% dei transessuali ha tentato il suicidio e sempre un altro 40% dichiara di soffrire di disturbi mentali.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
JACK IL PASTICCIERE FINISCE DAVANTI ALLA CORTE SUPREMA
Jack Phillips vive a Lakewood in Colorado e fa il pasticciere. Un giorno entrano nel suo negozio David Mullins e Charlie Craig i quali gli chiedono di preparare una torta per le loro future "nozze" arcobaleno. Jack gli risponde laconico: «Sentite, vi posso vendere crostate per il compleanno, biscotti, canditi quello che volete. Ma non farò una torta per un matrimonio gay».
I due lo trascinano in giudizio e il pasticciere finisce nell'occhio del ciclone massmediatico. Jack, intervistato a tal proposito, prendendo una Bibbia da sotto il bancone, una volta disse: «Qui c'è scritto che l'unione carnale deve essere tra un uomo e una donna. Non voglio che la mia creatività, la mia arte, i miei talenti siano forzati per contribuire a un evento religioso significativo che viola le mie convinzioni religiose». Spiegazione perfetta di cosa significa collaborazione formale al male.
Jack, che nel difendere il suo rifiuto si era appellato alla libertà religiosa e di pensiero del Primo emendamento, perde la causa in primo e secondo grado per motivazioni risibili. La libertà di espressione sarebbe stata tutelata dato che la coppia non aveva criticato l'aspetto della torta: ma Jack non si riferiva all'espressione artistica, ma alla libertà di pensiero. In secondo luogo i giudici hanno affermato che da una torta non si può capire le idee religiose del pasticciere quindi poteva benissimo preparare il dolce. Ma - rispondiamo noi - ciò che importa non è se terzi intuiscono che ci sia stata collaborazione ad un atto non voluto dal collaborante, ma è fornire uno strumento per realizzare uno scopo che Jack non condivideva. In terzo luogo i giudici avevano dichiarato che il pasticciere è sempre libero di dire quello che vuole in altre forme. Ma - ribattiamo ancora noi - la libertà è tale se è rispettata in tutte le sue forme.
Ora Jack ha presentato istanza alla Corte suprema e l'amministrazione Trump ha invitato i giudici ad accogliere l'istanza. Se Jack vincerà avrà preparato la torta più gustosa della sua vita. Solo un poco amara per gli attivisti gay.
(Gender Watch News, 19-09-2017)
COOP: UNO SCAFFALE-ARCOBALENO DI PROPAGANDA LGBT
L'11 ottobre in occasione del Coming Out Day, giorno in cui la comunità LGBT di tutto il mondo celebra l'importanza del coming out, ossia di "uscire dall'armadio", dichiarando al mondo la propria omosessualità, la Coop ha deciso di omaggiare la ricorrenza creando uno speciale scaffale arcobaleno che, con un gioco di parole con i vocaboli inglesi "shelf" (scaffale) e "self" (stesso), recitava "Be proud of your shelf" (sii orgoglioso del tuo... scaffale).
Lo scaffale LGBT, come riporta l'Ansa, è stato allestito nel supermercato a marchio Coop di via Arona a Milano.
Francesco Cecere, Direttore Marketing e Comunicazione Coop ha così commentato l'iniziativa: "In linea con la tradizione di accoglienza e di apertura di Coop abbiamo deciso di omaggiare la giornata mondiale del coming out ricreando, all'interno di uno dei nostri punti vendita, la bandiera che simboleggia l'icona dell'orgoglio LGBT. La scaffalatura arcobaleno testimonia l'apertura e il rispetto della Coop verso le scelte di vita delle persone e il rifiuto verso ogni tipo di discriminazione".
Più che in linea con la tradizione di accoglienza e di apertura del marchio Coop, ci sembra di poter dire che tale banale e politically correct scelta di marketing sia ossequiosamente in linea con il diktat etico contemporaneo in tema di sessualità.
(Luca Romani, Osservatorio Gender, 13 ottobre 2017)
L'ISTITUTO DI AUTODISCIPLINA PUBBLICITARIA VUOLE BLOCCARE LA CAMPAGNA DEL BUS DELLE LIBERTÀ
A fine settembre il Bus delle libertà - quello con scritto sulle fiancate che "i bambini sono maschi e le bambine sono femmine" - aveva girato l'Italia facendo leggere a tutti questo suo scandaloso slogan.
Ora l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) ha emesso una ingiunzione affinché si desista in futuro da simili campagne pubblicitarie perché violano "convinzioni morali, civili e religiose" e potrebbe danneggiare i bambini.
La mossa dello IAP ha chiaramente fini intimidatori, ma CitizenGo, autore della campagna, ha reso noto che non desisterà.
(Gender Watch News, 15-10-2017)
https://www.youtube.com/watch?v=_wIGGx2pnI0
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