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Occorre anzitutto osservare che le disposizioni governative sulla ripresa delle celebrazioni con il popolo sono assolutamente nulle: le autorità civili non hanno alcuna competenza in materia di culto religioso; i rappresentanti della conferenza episcopale, dal canto loro, non hanno giurisdizione né sui vescovi, né sui sacerdoti, né sui fedeli.
Ogni singolo vescovo, purché sia in comunione con il Papa, è sovrano nella sua diocesi per ciò che compete alla sua autorità; in essa non rientra tuttavia quanto stabilito dalle rubriche del Messale, che sono legge per tutta la Chiesa e possono essere modificate solo dalla Santa Sede, o di sua iniziativa o in risposta ad eventuali richieste dei vescovi (rescriptive). La Santa Sede, poi, ha facoltà solo sugli elementi non essenziali dei riti, non sulla loro sostanza immutabile.
Le rubriche del Messale non dicono nulla circa l'uso di guanti nella celebrazione della Messa. [...] L'Ostia consacrata può essere toccata solo con mani nude: la ragione è che dei frammenti possono rimanere attaccati alle dita che la tengono. [...]
COSA PUÒ FARE IL FEDELE
Ora, il fedele che si trovi ad assistere ad una Messa in cui il sacerdote indossi guanti di lattice per tenere e distribuire il Corpo di Cristo non ne porta la minima responsabilità, in quanto non ha alcuna facoltà di impedirlo e non coopera positivamente a quell'azione intrinsecamente cattiva; qualora però possa agevolmente partecipare a una Messa in cui ciò non avvenga, ha il diritto di manifestare così la propria disapprovazione, evitando di assistere a un atto che scandalizza la sua coscienza. Anche la sofferenza di vedere il Signore trattato in modo quantomeno irriverente è una ragione più che valida per andare altrove, potendolo fare, almeno dopo aver tentato di persuadere il sacerdote ad evitare l'uso dei guanti. La carità può suggerire svariati modi di aiutare i ministri sacri, con rispetto e delicatezza, a prendere coscienza della responsabilità che grava su di loro, non solo verso Dio, ma anche verso i fedeli.
Né il vescovo né, a maggior ragione, il sacerdote può imporre la comunione sulla mano. La legge universale della Chiesa stabilisce la comunione sulla lingua come la forma ordinaria, alla quale si può derogare solo qualora la conferenza episcopale ne abbia chiesto e ottenuto licenza dalla Santa Sede. [...] Nessuno deve sentirsi forzato nella coscienza a subire tale grave abuso; se non ottiene nulla né con la persuasione né con la denuncia, il fedele si astenga dal comunicarsi e ricorra a un sacerdote fidato che lo comunichi nella bocca fuori della Messa.
Non è necessario comunicarsi per adempiere il precetto festivo, né la partecipazione alla Messa è imperfetta senza la comunione; solo una volta all'anno i cattolici hanno l'obbligo di comunicarsi, cioè a Pasqua. [...] Astenersi dalla comunione per non riceverla sulla mano non è peccato, dato che non si sta respingendo il Signore, bensì rifiutando un modo di porgerlo che ripugna alla fede ed espone il Santissimo Sacramento a una profanazione involontaria consistente nella dispersione accidentale di frammenti. Essendo tale eventualità altamente probabile, è peraltro difficile considerarla del tutto involontaria.
INDICAZIONI PRATICHE
In sintesi, le norme emanate circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo non obbligano in nulla nessuno, né sul piano civile, né su quello morale, né su quello canonico. La loro inosservanza, da parte del sacerdote o del fedele, non costituisce peccato, nemmeno veniale, dato che non sussiste alcuna ragionevole ipotesi di un rischio maggiore di contagio se l'Eucaristia è amministrata in modo corretto; la ricezione sulla lingua, anzi, rimane il metodo più sicuro anche dal punto di vista sanitario, dato che il sacerdote è tenuto a lavarsi le mani prima della Messa e deve comunque evitare di toccare la lingua dei comunicandi.
Pertanto nessuno deve sentirsi obbligato a comunicarsi in una modalità che la sua coscienza non può accettare; viceversa, chi accetta di farlo perché non può altrimenti accedere al Sacramento non commette peccato, purché abbia la massima cura di evitare la dispersione di frammenti dell'Ostia consacrata. A questo proposito, l'uso di un fazzoletto di lino o di un piattino dorato non è risolutivo, dato che il fedele è tenuto a purificarli subito dagli eventuali frammenti, ma non ne ha né la facoltà né i mezzi, mentre il sacerdote purifica subito, nel calice, patena e piattello. [...]
[Va infine ricordato che] lo zelo autentico non è disgiunto da quella prudenza soprannaturale che fa tener conto del fatto che molti sacerdoti possono essere soggettivamente in buona fede, convinti di compiere la volontà di Dio obbedendo a disposizioni superiori che suppongono, benché erroneamente, miranti al bene comune; perciò nessuno deve sentirsi autorizzato a comportamenti ispirati da aggressività o disprezzo. Non dimentichiamo che il giudizio sulle coscienze spetta unicamente a Dio e che le svolte interiori sono sempre possibili, ma richiedono l'aiuto della Sua grazia; è per questo che non si pregherà mai abbastanza per i ministri sacri e per i loro superiori.
Nota di BastaBugie: Bruno Volpe nell'articolo seguente dal titolo "Comunione sulla mano più contagiosa di quella sulla lingua" intervista il prof. Filippo Maria Boscia, Presidente Nazionale dei Medici Cattolici.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Fede Quotidiana il 10 maggio 2020:
Comunione sulla mano? È più contagiosa. Lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato un luminare della medicina, il prof. Filippo Maria Boscia, Presidente Nazionale dei Medici Cattolici.
Presidente Boscia, finalmente raggiunto l'accordo sulle messe col popolo. Contento?
Certamente e ritengo che fosse giusto, per motivi di sicurezza, aspettare ancora, come avevo detto. Bisognava e bisogna tutelare sempre la salute.
Ora impazza tra molti credenti il dibattito, comunione sulla lingua o sulla mano come è stato scelto, perché reputata maggiormente igienica...
Il problema che arrovella tutti e noi, medici per primi, è quello dei virus e della loro diffusione. Spesso si arriva a dire tutto e il contrario di tutto. Una cosa è certa: le mani sono la parte del corpo più esposta ai virus, toccano tutto, dalle cose infette ai soldi ed hanno bisogno di continua disinfezione. In effetti esistono persone ossessionate dall' idea dei virus e dell' ammalarsi. E le racconto un aneddoto.
Prego...
All'inizio della mia carriera, al Miulli, un collega mi porse la sua bella penna stilografica per un certificato. Non la rivolle indietro, perché diceva che la avevo toccata infettandola e me la regalò. In imbarazzo comperai per lui un'altra penna, ma non la volle, sosteneva che la avevano toccata tante mani prima di me e di lui. Alla fine accadde che si ammalò lui di virus e morì, forse perché mancava di anticorpi.
Torniamo alla comunione in mano.
Per me è più sicura quella sulla lingua rispetto a quella sulla mano. Le mani, come le dicevo, toccano tante cose. Sulla mano in definitiva è più contagiosa. Sempre per dirle come è la vita io in Africa ho operato in una sala operatoria che dava su una strada polverosa, e nessuno si mai ammalato.
Sulla comunione ne sentiamo tante...
Effettivamente ho letto della pinzetta e delle bustine con le ostie take away: nel nome di questa ossessione siamo arrivati alla follia. Ma scusi: dopo la spagnola, abbiamo seguito a prendere la comunione in bocca, ad esempio e tutto è rimasto come prima. Penso che stiamo andando oltre il buon senso, non dobbiamo correre dietro a certe cose. Salute certamente sì, ma esasperazioni o stravaganze no. In ogni caso, da medico, credo che la comunione in mano sia igienicamente meno sicura dell' altra. Del resto non ci dicono ogni giorno di non toccare cose, di non portarci le mani al naso ed occhi. Ovviamente bisogna mantenere il distanziamento tra le persone, lavare bene e spesso le mani. Non bisogna dare spazio a chi si abbandona a fantasie a speculazioni anche commerciali.
Rsa finite nell' occhio del ciclone per il covid 19...
La fragilità accompagna da sempre l'ultima tappa del nostro cammino e ci rende molto più vulnerabili in salute. Io non me la sento di istruire come accade in Italia un processo di piazza alle rsa. Piuttosto, se devo farlo a qualcuno, lo faccio alle famiglie. Le famiglie in moltissimi casi hanno scaricato i loro cari in queste case. Mi domando: perché non li avete tenuti con voi? Ad una certa età, l'anziano ha più bisogno di umanità che di flebo. Qui sta accadendo che si ospedalizza tutto. Si nasce in clinica, e prima a casa, ci si ammala e spesso si muore in ospedale. Con questo abbiamo disumanizzato i riti di passaggio perdendo senso di pietà.
I Magistrati indagano...
Aprono sempre inchieste, anche se piove. Un fiume di roba che speso esonda e del quale, dopo il baccano iniziale tante volte non si sente nulla. Spesso cercano non il colpevole, ma un colpevole.
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