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Il Vangelo di questa domenica ci dà due preziosi insegnamenti: il primo è quello della preghiera, il secondo quello della fiducia. Dopo aver compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù congeda la folla e, di sera, sale su un monte per pregare. Vi rimane fino all'alba. Gesù sente la necessità di appartarsi per dialogare con il Padre, e, per far questo, Egli sceglie il silenzio della notte. Sul suo esempio, anche noi dobbiamo avvertire l'esigenza della preghiera e ricercare nel raccoglimento la presenza di Dio.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato l'episodio del profeta Elia, al quale fu rivolta questa parola: «Fermati sul monte alla presenza del Signore» (1Re 19,11). Elia non trovò il Signore nel vento impetuoso, nemmeno nel terremoto o nel fuoco, ma nel «sussurro di una brezza leggera» (1Re 19,12). Questo ci fa comprendere che Dio si trova nel silenzio e non nel frastuono di una vita frenetica. Gesù ce lo fa intendere appartandosi nella solitudine di un monte.
Cerchiamo di penetrare nel segreto della preghiera. La preghiera è stata definita come il dialogo con Dio: si parla a Dio, ma soprattutto lo si ascolta. Noi parliamo a Dio rivolgendo a Lui le nostre suppliche; e Dio parla a noi, ispirandoci buoni propositi ogni volta che meditiamo, e facendoci avvertire i salutari rimorsi di coscienza. Questa voce è tenue come il sussurro di una brezza leggera e la si percepisce solo nel silenzio e nel raccoglimento. L'uomo d'oggi spesso ha perso questa dimensione verticale della vita e non riesce più ad apprezzare la bellezza di questi momenti di intimità con il Signore.
La preghiera è stata anche definita come l'elevazione della mente e del cuore a Dio. Se manca questa elevazione è impossibile entrare in questo dialogo vitale con il nostro Creatore. Il Cristiano deve sentire fortemente questo invito che viene dall'alto e deve fare della preghiera il respiro della propria anima. La preghiera è l'attività più nobile che l'uomo possa svolgere su questa terra e, certamente, la più necessaria. è la preghiera che apre i cieli e fa scendere la grazia fino a noi. Gesù, nel Vangelo di oggi, ci dà questa importante lezione. Il suo esempio vale più di ogni discorso che si possa fare. Imitiamo il nostro Maestro e ricerchiamo anche noi dei momenti della nostra giornata da dedicare all'orazione.
Il secondo insegnamento di questo Vangelo riguarda la fiducia. Il mare era in tempesta e la barca dove erano gli Apostoli era agitata dalle onde. Le acque agitate simboleggiano questo mondo così spesso sconvolto dall'infuriare di grandi disordini. Sopra queste acque dobbiamo navigare anche noi, e, come agli Apostoli, anche a noi Gesù viene incontro per aiutarci. Anche a noi Gesù dice: «Coraggio, sono io, non abbiate paura» (Mt 14,27), e rivolge l'invito a camminare sulle acque, ovvero a passare indenni attraverso tante difficoltà; ma, purtroppo, come Pietro, anche noi non abbiamo sufficiente fede e veniamo sommersi dalle onde.
Come Pietro, tante volte noi imploriamo l'aiuto divino e gridiamo: «Signore, salvami!» (Mt 14,30). Ma, in questa accorata preghiera, tante volte manca la vera fiducia, per cui Gesù amabilmente ci rimprovera: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Mt 14,31). Se non avesse dubitato, Pietro sarebbe riuscito a camminare sulle acque; così, se anche noi non dubitassimo, riusciremmo a superare tutte le difficoltà di questa vita, senza esserne sommersi.
Come è difficile donare al Signore un cuore pieno di fiducia! È più facile magari fare grandi penitenze, ma come è raro trovare un'anima che sappia fidarsi pienamente di Dio! La preghiera è la chiave della fede: quanto più la nostra preghiera sarà nutrita, tanto più la nostra fede aumenterà e ci permetterà di "camminare" sulle onde di questo mondo in tempesta. Quando Gesù salì sulla barca ove erano gli Apostoli, il vento cessò (cf Mt 14,32); così, se noi riusciremo ad accogliere Gesù nella nostra vita con viva fede, ogni ostacolo sarà superato.
Il segreto per giungere a una tale fiducia in Dio è quello di guardare alla Madonna e di invocarla con perseveranza. San Bernardo paragona Maria a una stella lucente che guida la rotta delle navi nel buio della notte. Egli esorta ciascuno di noi a guardare a questa stella, così da giungere felicemente al porto sospirato della Vita eterna. Così egli scrive: «O tu che nelle vicissitudini della vita, più che di camminare per terra hai l'impressione di essere sballottato tra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall'infuriare dei flutti, non distogliere lo sguardo dal chiarore di questa stella! Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria... Nei pericoli, nelle difficoltà e nei momenti di incertezza: pensa a Maria, invoca Maria. Abbila sempre sulla bocca, abbila sempre nel cuore... Seguendo Lei non andrai fuori strada, pregandola non dispererai, pensando a Lei non sbaglierai. Se Ella ti sostiene non cadrai, se Ella ti protegge non avrai nulla da temere, se Ella ti guida non ti affaticherai, se ti sarà favorevole giungerai alla meta».
Guardiamo anche noi questa stella e invochiamo con fiducia Maria!
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