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Sono stati poco più di un migliaio in tutta Italia, i genitori che hanno firmato petizioni per la limitazione dell'uso delle mascherine a scuola. Dalle loro sottoscrizioni si è arrivati ai ricorsi al TAR e, successivamente, al Consiglio di Stato, accolti dai tribunali amministrativi ma non adempiuti dal governo.
Al di là degli esiti strettamente giudiziari, questa vicenda desta interesse per i suoi numeri e per il modo in cui è stata recepita tra le famiglie e negli ambienti scolastici. Un migliaio di genitori in tutto il Paese è una percentuale davvero irrisoria in rapporto alla popolazione. A conferma di quanto, in tempo di Covid, dissentire sulle decisioni governative o ministeriali sia diventato un vero e proprio atto di coraggio. Ora che quasi tutte le scuole italiane sono in DAD, la situazione rimane comunque aperta, è costantemente in divenire e, se la si osserva alla lente d'ingrandimento, i risvolti sono particolarmente interessanti.
Le motivazioni che hanno spinto questi genitori a raccogliere firme o a ricorrere alle vie legali sono molteplici ma, di fondo, la ragione prevalente è proprio la salute dei propri figli. Anche le dirigenze scolastiche affermano di avere a cuore la salute dei propri alunni ma, a quanto pare, i metodi e le conclusioni sono diametralmente opposte. I commenti raccolti dalla Nuova Bussola Quotidiana provengono tutti da Venezia e Provincia, il territorio da cui è partita una delle petizioni più partecipate per la rimozione dell'obbligo a determinate condizioni.
ESPERIENZE NEGATIVE
S.T., madre di una bambina di otto anni, iscritta alla seconda elementare, racconta di come, nella scuola di sua figlia, gli alunni siano costantemente indotti a tenere le mascherine rigorosamente strette al viso e, in particolare, "sul naso" per tutto il tempo quotidiano di permanenza a scuola, quindi fino a nove ore. Inoltre, il dirigente scolastico ha vietato l'uso delle mascherine di stoffa, che pure è consentito dai DPCM e, adesso, dall'ultimo decreto legge.
Molti bambini tornavano a casa "con la faccia arrossata e irritata". S.T. aveva dotato la figlia di saturimetro e la bambina, a cavallo delle vacanze di Natale, aveva iniziato a misurarsi la saturazione da sé poco prima della ricreazione e della pausa pranzo, registrando valori particolarmente bassi: 94, 91 e 90. "La cosa che più mi irritava era quella saturazione del sangue e il fatto che mi figlia tornasse spesso a casa col mal di testa e la voce rauca".
Una ragione in più per sostenere il ricorso dell'avvocato Antonella Stefani. All'indomani della sentenza del 19 febbraio (favorevole ai ricorrenti), "il dirigente scolastico ha mandato una mail a tutti i genitori, continuando a imporre le mascherine chirurgiche o FFP2 e rifiutando i certificati medici per l'esenzione dalla mascherina: anche gli alunni con patologie incompatibili con la mascherina saranno costretti quindi ad usarla. Una cosa gravissima - commenta la signora T. - tanto più che non si tiene conto dei pareri del CTS e dei DPCM. A questo punto il dirigente scolastico deve prendersi ogni responsabilità di quanto può accadere agli studenti".
G.M., anche lei madre di un bambino di otto anni, si domanda: "Al ristorante, in un locale pieno di gente estranea, posso stare a tavola senza mascherina. A scuola, i bambini diventano quasi un nucleo familiare, passano insieme 8-9 ore al giorno e non possono stare senza?". La signora M. osserva anche che, per un bambino, "è troppo spontaneo mettersi le mani sul viso, anche se sono sporche": questo vanifica l'uso della mascherina. Poi c'è il discorso della mimica facciale: "Quando la maestra ti riprende ma lo fa con un sorriso, puoi vedere che non è arrabbiata…. Ma se il bambino vede solo una maschera?". Nella scuola del figlio di G.M., la mascherina viene fatta usare anche durante l'ora di educazione fisica. "Ne ho parlato col preside, per tutti i dirigenti scolastici il DPCM è difficile da interpretare e, alla fine, optano per l'uso indiscriminato e continuo della mascherina".
INFLESSIBILITÀ E SCARSA COMPRENSIONE DA PARTE DEGLI INSEGNANTI
L'atteggiamento generale degli insegnanti sulle norme igienico-sanitarie è quindi di inflessibilità e scarsa comprensione e, quasi sempre, i genitori li spalleggiano o li assecondano. Non tutti però. È sempre la signora M. ad affermare: "Questi bambini non possono più abbracciarsi, né scambiarsi materiale, né avere un compagno di banco. Hanno persino tolto loro il pallone perché ritenuto ‘veicolo di contagio'".
Non necessariamente tutti i genitori ricorrenti o ‘dissidenti' hanno figli con particolari disagi rispetto ai dispositivi di protezione. N., padre di una bambina in seconda elementare è contrario alla mascherina per principio. "Trovo sia un travaglio per i bambini - dice -. E comunque è una pura decisione politica, non avallata dal CTS che con sentenza del TAR ha consentito il non uso della mascherina con garanzia di distanziamento dei banchi. L'idea che mia figlia stia otto ore di seguito imbavagliata mi terrorizza. Le maestre dicono: ‘i bambini sono bravi, rispettano le regole, si adattano'. Per me il fatto stesso che si adattino è una violenza. Respirare otto ore la propria anidride carbonica è nocivo e non è naturale".
Anche nella scuola della figlia di N. era stata inizialmente imposta l'educazione fisica con la mascherina. "Abbiamo fatto notare al preside che la circolare del MIUR permette di fare ginnastica a scuola senza mascherina, mantenendo due metri di distanza. Lui ci ha risposto che, essendo difficile mantenere la distanza, l'avrebbero dovuta tenere. Gli abbiamo fatto notare che lo spazio a scuola non mancava, allora si è adeguato". E i genitori? "Ho chiesto a una mamma: ‘Ma tu fai ginnastica con la mascherina'. E lei mi ha risposto: ‘No, ma i miei figli non riescono a mantenere la distanza'. Se un genitore la mette su questo piano, è inutile stare a discutere…", dice N.
Che presidi e insegnanti siano "più realisti del re", lo confermano anche altri genitori. "I bambini non la possono abbassare mai, solo per mangiare e bere, nemmeno durante le interrogazioni seppur distanziati - racconta la madre di una bambina in quarta elementare -. Credo che gli insegnanti, chiamati inevitabilmente a fare gli esecutori, e in alcuni casi impauriti dal virus, perdano a volte il buon senso. Questi bambini soffrono non solo per la mancanza d'aria ma anche per la mancata socializzazione dovuta al distanziamento. Non solo la salute fisica ma anche quella mentale è un bene irrinunciabile dell'individuo, e dovremmo tenerlo tutti bene a mente".
Se alle elementari si piange, alla materna non si ride. Sotto i 6 anni, la mascherina non è obbligatoria, in compenso, vi è molta fiscalità sull'igienizzazione delle mani. C.G. ha due bambini di 3 e 4 anni, uno dei quali si è preso la dermatite da contatto. "A casa venivano con le mani piene di tagli - racconta la madre -. I protocolli, però, costringevano a disinfettarli perché ‘c'è il Covid'. Alla fine, ho dovuto prendere in farmacia, a mie spese, un sapone specifico ad uso personale al posto del gel e ho parzialmente risolto: i bambini ora hanno le mani secchissime per i continui lavaggi ma almeno non hanno più tagli".
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