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LA DITTATURA DELLA SOCIETA' DEI DIRITTI
La parola ''diritto'' mi piaceva moltissimo e quando è stato stabilito che la salute è un diritto ho gioito, ma mio marito, più intelligente e meno ingenuo, mi spiegò che...
di Silvana De Mari
 

Sui social imperversano spiegazioni su cosa sono i diritti. Un diritto è come un raggio di sole, chiariscono molti post, in genere il tipo di post che pullula di unicorni e arcobaleni. Se non ti piace prendere il sole, non prenderlo, ma perché impedire a un altro di stare sdraiato sul suo materassino a farsi la tintarella? Il nostro straordinario Enrico Letta abbandona la metafora ed entra nei particolari: se tu non vuoi divorziare, non divorziare, ma non levare agli altri il diritto di spaccare il cuore alla persona cui avevano giurato fedeltà eterna e ai loro figli, se tu non vuoi abortire non abortire, ma perché levare agli altri il diritto di abortire, se tu non vuoi comprare un bambino non farlo, ma perché impedire agli altri di sottoporre due madri povere, la proprietaria dell'ovulo e la proprietaria dell'utero, a rischi spaventosi per la fabbricazione di un bambino abbandonato?
Tutte queste affermazioni sono di una straziante e pericolosa ingenuità. L'ingenuità è una dote tanto carina al di sotto dei 12 anni, al di sopra dei 13 diventa un pericoloso soccorso a tutte le dittature. Sono un'esperta di ingenuità, anche io ho fatto parte per lunghi decenni delle schiere degli ingenui. La parola diritto mi piaceva moltissimo. Quando finalmente in Italia è stato stabilito che la salute è un diritto, ho avuto un sussulto di gioia: nella mia mente di assoluta ingenuità, già vedevo le malattie sul lavoro scomparire, i reparti per la silicosi e il mesotelioma svuotarsi, già immaginavo fiumi e fiumi di denaro che si riversavano sui nostri problematici reparti di Pronto Soccorso per renderli magnifici, pieni di medici, infermieri, letti, apparecchi di radiologia, ecografia, ecocardiografia, sale operatorie, endoscopie, e qualche altra cosa, così che tutti potessero mantenere la loro salute. Mio marito, più intelligente di me e soprattutto privo di pericolose ingenuità, oltre che favorito da una laurea in legge, mi svegliò bruscamente dalla mia ubriacatura, e mi spiegò il concetto elementare che nella legge a ogni diritto corrisponde un dovere, e a ogni dovere corrisponde un reato, a ogni reato corrisponde una repressione. Il diritto alla salute è un concetto assolutamente idiota, mi spiegò mio marito, che apriva la porta al controllo totale dello stato sul cittadino. Se qualcuno lede un mio diritto, io posso denunciarlo. Se qualcuno lede il mio diritto alla proprietà privata, rubando a casa mia, in teoria io potrei denunciarlo. In realtà non lo facciamo perché abbiamo già scoperto che tanto in Italia il furto non è perseguito e nemmeno indagato, quindi andare dai carabinieri è tempo perso, ma in teoria si potrebbe fare. Se la salute è un diritto, chi devo denunciare per il raffreddore, l'insolazione o se mi sono spaccato una gamba? Lo stato che non ha vigilato. Se la salute è un diritto, allora è corretto che i carabinieri ci fermino strada per verificare se abbiamo la maglia di lana, che indaghino sulle spiagge se abbiamo messo l'abbronzante, che arrestino i ragazzini che si arrampicano sugli alberi.

LA SALUTE È UN DIRITTO
La delirante frase "La salute è un diritto", quindi, ha posto le basi dell'attuale dittatura sanitaria. Non è un caso se non abbiamo più un Ministero della Sanità, che si occupava di ospedali e ambulatori, ma un ministero della salute e ti viene a spiegare come devi soffiarti il naso. Se la salute è un diritto, una volta che una dubbia classe medica abbia affermato che portare la mascherina e subire farmaci sperimentali (di efficacia dubbia e di effetti collaterali non tutt'altro che dubbi) preservi la salute degli altri, mascherina e siero diventano obbligatori. Ora torniamo all'esempio del raggio di sole fatto nei post pieni di unicorni e arcobaleni. Tutti ricordiamo il cittadino (suddito?) che stava prendendo il sole sulla spiaggia di Riccione, aggredito da droni e poliziotti. Tra l'altro sono gli stessi doni e gli stessi poliziotti che mai si sarebbero sognati di disturbare i pirotecnici traffici di sostanze pirotecniche di volenterosi immigrati ai giardinetti. Prendere il sole è un' operazione assolutamente corretta che aumenta le proprie difese immunitarie e che non può contagiare nessuna malattia a nessuno, eppure è stata criminalizzata, come criminalizzati sono stati i comportamenti più fisiologici ed elementari, uscire, respirare, lavorare, andare a Messa, correre, giocare con le giostrine. Sono stati resi obbligatori comportamenti atroci per la salute, stare chiusi in casa, respirare batteri, moccio e anidride carbonica dalla mascherina, Il diritto alla salute ha impedito le libertà più elementari, ma non ha aumentato i soldi destinati alla Sanità, ora anzi dirottati in Ucraina.
Ed ora passiamo al diritto all'aborto. il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione per inserire l'aborto nella Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea. Vogliono aggiungere l'articolo 7a - Diritto all'aborto. Ognuno ha il diritto all'aborto sicuro e legale. È commovente che abbiano usato la parola ognuno, invece che la dizione ogni donna. Il concetto che solo le donne possono portare una gravidanza e quindi abortire deve essere considerato obsoleto. Se una donna fornita di utero e ovaie si ritiene un uomo, deve quindi avere diritto alla parola ognuno. Un diritto è inviolabile. Si tratta quindi di una legge che permette anche l'aborto al terzo trimestre, anche l'aborto di un bambino al nono mese, un bambino che sarebbe vitale fuori dall'utero di sua madre, ma che sua madre vuole morto: quindi la società deve assassinarlo.

IL CRIMINE DELL'ABORTO
L'aborto è il crimine più atroce: un bimbo innocente è perfettamente in grado di sentire il dolore deve essere smembrato mentre si trova nel luogo che dovrebbe essere per lui più sicuro al mondo. La parola sicuro vuol dire gratuito: deve essere fatto con denaro pubblico quindi: tutta la società deve essere complice di questo scempio. L'utero è mio e me lo gestisco io era stata la premessa non mantenuta dei movimenti femministi. L'aborto è un evento assolutamente antifisiologico. Anche il vomito autoindotto è un evento antifisiologico, ma le persone affette da bulimia il loro stomaco se lo gestiscono da sole. Mettono due dita contro la parte posteriore del palato e vomitano. È un comportamento completamente autogestito. L'aborto non può essere autogestito. Se una donna mette due dita contro la cervice uterina, non abortisce. L'utero è molto più tenace dello stomaco nel tenersi dentro il suo contenuto, perché e su questa sua ostinata, caparbia e insistita tenacia che si basano l'istinto materno e la sopravvivenza della specie. Per poter abortire la donna ha bisogno di sala operatoria, esami, ginecologo, anestesista, infermiera, casa farmaceutica, farmacia: un enorme numero di complici, ha bisogno della complicità di tutta la società, ma la società non ha il diritto di non essere d'accordo, non ha il diritto di non voler partecipare. Io non voglio che il mio denaro finanzi l'aborto. Inoltre esiste una buffa cosa chiamata libertà religiosa. La mia religione ritiene l'aborto il crimine più orrendo. Quello che avrete fatto al più piccolo di voi, lo avrete fatto Me. Nel Cristianesimo il peccato, anche un peccato attuale, determina la Crocefissione. Non voglio pagare con le mie tasse né la Crocefissione né l'aborto, non posso essere costretta a finanziare peccati e devo avere il diritto di non farlo.
Il diritto di aborto determina un'infinita serie di doveri: il dovere del bimbo di essere assassinato in maniera atroce, anche un'ora prima della sua nascita naturale, il dovere di medici e infermieri di diventare complici. Questi medici infermieri spesso perdono poi la capacità di seguire gravidanze in maniera empatica, restando incapaci di qualsiasi gesto di simpatia davanti al dolore di una donna che ha abortito contro la propria volontà. Il diritto di aborto presuppone il dovere di tutta società di finanziarlo e renderlo possibile. Presuppone il divieto ai medici di diventare obbiettori di coscienza. Questo nuovo diritto crea un nuovo reato: l'intralcio all'aborto. In alcune nazioni esiste già. Sarà sufficiente dire a una mamma "Signora, ci ha pensato bene? Questo è il suo bambino" per essere inquisiti. Posso garantire che a volte bastano poche parole per fermare la mamma che sta per diventare la madre di un bambino morto perché scelga di diventare la mamma di un bellissimo bambino vivo, che porterà le scarpine fatte di lana. Tutto il corpo di quella donna vuole bambino, due terzi della sua mente vogliono quel bambino e solo parte del suo pensiero razionale crede non volerlo. Quando arriverà il rimpianto, le spezzerà il cuore. Essere diventata la madre di un bambino morto le spezza il subconscio riempiendolo di tristezza, la sua volontà di morte le spezza la mente riempiendola di autoaggressione. Il corpo si ammala di misteriose malattie psicosomatiche. Ho il diritto di non voler essere complice.

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Titolo originale: Una gabbia di diritti
Fonte: Blog di Silvana De Mari, 16 luglio 2022