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OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 6,17-20)
Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio
di Giacomo Biffi
 

Ogni domenica, chiamandoci ad ascoltare la parola di Dio, la Chiesa ci propone di mettere seriamente a confronto la nostra vita con la dottrina di Cristo, che è la sola ad avere una validità intramontabile. La nostra vita, non la vita degli altri; vale a dire: la nostra riflessione non deve mai dare occasione a giudizi nei confronti del nostro prossimo e nemmeno a lamentele sull'ingiustizia del mondo esteriore. Ci viene chiesto invece di guardare a noi stessi e di commisurarci, per così dire, sull'ideale offertoci dall'insegnamento del Signore. E in questo riscontro immancabilmente ci ritroviamo lontani da quell'ideale, sempre ci vediamo oltrepassati, sempre siamo o dovremmo essere messi in crisi e quasi abbagliati dalla luce che ci viene dal Vangelo di Cristo.
La pagina evangelica di oggi è un esempio evidente e clamoroso di questo nostro rilievo. San Luca condensa in quattro le otto beatitudini di san Matteo, ma vi aggiunge in parallelo e contrapposizione quattro minacce ("guai!"); e così ottiene un testo ancora più incisivo e inquietante.

"POVERO" È CHI RIPONE LA SUA TOTALE FIDUCIA IN DIO
I "poveri" - dice Gesù - sono fortunati e i "ricchi" sono in pericolo. Ma chi sono i "poveri" secondo il concetto di Cristo?
Sono quelli che non riconoscono nella terra il loro "regno", cioè la realtà cui tende il loro cuore.
Essi sono senza garanzie e senza difesa in questo mondo; ma soprattutto essi si affidano totalmente al loro Creatore e solo da lui si aspettano di ottenere giustizia e appagamento dei loro più intimi e fondamentali desideri. Perciò ad essi, che non hanno cercato nessuna gratificazione nei beni del mondo, è desti nato il "regno di Dio".
Non è necessario andare troppo lontano per trovare di questi "poveri". Quei padri e quelle madri che non rifuggono dai loro compiti primari e non accampano continuamente il loro diritto "di vivere la loro vita" ma pensano solo ai figli che il Signore gli ha dato; che sanno mandare avanti la loro casa senza far chiasso, affrontando con silenzioso coraggio tutte le difficoltà e tutte le pene; che a prezzo di molti sacrifici fanno della loro famiglia un luogo di pace, di serenità, di concordia, dove si impara davvero ad amare, ad aiutare gli altri, a lavorare: costoro rispecchiano bene il tipo di persone che il Signore loda chiamandoli "beati".

"RICCO" E "SAZIO" È COLUI CHE SI RITIENE APPAGATO DALLE COSE DEL MONDO
Ancor più istruttivo per noi è vedere chi siano i "ricchi" che sono qui ammoniti in modo così duro e tagliente. Sono coloro che alimentano la loro sicurezza a una fonte diversa da quella della fede nell'unico Dio. Essi ripongono piuttosto ogni loro speranza nel conto in banca, nelle proprietà di cui dispongono, negli appoggi dei potenti che riescono a ottenere. Come se tutto non fosse destinato ad andare perduto nel naufragio col quale fatalmente la vita si conclude; naufragio dal quale ci sarà dato di salvare solo ciò che è stato fatto per amore di Dio e dei fratelli. Perciò a costoro è detto: Guai a voi, o ricchi!
Sono coloro che si compiacciono della loro capacità di non impegnarsi mai in niente, della loro arte di non esporsi mai alle critiche di nessuno, della loro furbizia nell'evitare ogni fastidio, della loro determinazione a preservare senza affanni e senza imprevisti un'esistenza chiusa in se stessa e appagata. A loro Gesù dice: Guai a voi che siete sazi!
Sono coloro che dimostrano una particolare abilità nell'assaporare tutti i piaceri e tutte le allegrie, facendone l'unica legge sopra ogni esigenza della coscienza e sopra ogni norma di vita morale. A loro è detto: Guai a voi che ridete!
Sono coloro che sono sempre attenti a seguire le idee di moda, a lasciarsi trasportare con la corrente più forte, a non sfidare per amore della verità le opinioni della maggioranza, ad adeguarsi sempre alla volontà dei più numerosi e dei più prepotenti in modo da non avere mai nessun incomodo e in modo da ricevere possibilmente applausi e consensi. A loro Gesù dice: Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi!

IL MONITO DI GESÙ INTERPELLA ANCHE NOI
Dobbiamo confessare che queste frasi, per poco o per tanto, ci interpellano tutti. Nessuno di noi può esimersi dal dovere di scavare dentro di sé e di cambiare qualcosa nel suo modo di pensare e di compor tarsi, per diventare discepolo un poco più autentico di Gesù.
In sostanza, si tratta di passare dall'atteggiamento di chi considera solo i giorni terreni e insegue solo gli appagamenti che ci possono provenire dalle cose di quaggiù, magari piegando a questo scopo anche la religione e l'appartenenza ecclesiale, all'atteggiamento di chi vuol puntare sulla ricchezza del mondo futuro ed eterno, e sulla felicità che ci attende nel mondo invisibile. Perché, come ci ha detto san Paolo, se noi abbiamo speranza in Cristo solo per questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
L'augurio che possiamo reciprocamente formularci è quello di meritare la benedizione del profeta Geremia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura: Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come l'albero piantato lungo l'acqua...; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

 
Fonte: Stilli come rugiada il mio dire