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Hanno chiesto e ottenuto la possibilità del rito abbreviato le due funzionarie del Comune di Brescia accusate di aver profanato le tombe dei bimbi non nati del cimitero Vantiniano, nella vicenda che nell'ormai lontano 2021 salì alla ribalta delle cronache nazionali. Pertanto l'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 30 maggio, mentre il 26 settembre è previsto l'intervento delle difese, la camera di consiglio e la decisione. Già a fine mese prossimo saranno dunque presenti in aula, in qualità di parte civile, anche le undici famiglie coinvolte, mentre il Comune di Brescia non è sul banco degli imputati.
«Quando sono arrivata qui e non ho più trovato la tomba di mio figlio mi sono sentita una pessima persona perché ho creduto che la colpa fosse mia perché non sono venuta al cimitero più spesso». Così raccontò il suo dolore, nell'ottobre 2021, la mamma di una delle addirittura 2.500 tombe rimosse brutalmente dal Comune di Brescia senza neanche un preavviso. All'indomani delle numerose esumazioni alcuni genitori rivendicarono giustamente i resti mortali dei loro figli, insieme a lapidi ed eventuali effetti personali. Dopo quasi quattro anni e un rinvio a giudizio, le due funzionarie comunali che hanno eseguito la missiva sono imputate di violazione dei sepolcri e vilipendio delle tombe, relativamente a tempi e modalità di comunicazione alle famiglie rispetto alle operazioni effettuate di esumazione dei sepolcri di bimbi mai nati, morti di parto o a pochi giorni dalla nascita.
Esiste infatti, secondo la normativa vigente, il diritto di poter dare degna sepoltura ai bimbi abortiti, per quanto «l'ideologia abortista è così violenta e feroce che addirittura vuole negare il dolore delle donne che vogliono semplicemente un luogo dove piangere il proprio figlio morto», come ebbe modo di dichiarare - al tempo dell'avvio dell'inchiesta di Brescia - Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus. «Evidentemente - disse allora Ruiu - far seppellire un figlio alla propria madre significa riconoscere l'umanità del concepito, di quella vita nel grembo materno, e questo dà fastidio. Questa ingiustizia deve finire, bisogna informare correttamente le donne e bisogna arrivare a una svolta in tal senso, affinché tutti gli ospedali diano sempre notizia alle donne che abortiscono che c'è questa possibilità di seppellire, da legge, il figlio qualsiasi sia la settimana di gravidanza».
Insomma nel caso di specie la decisione nel merito arriverà probabilmente il prossimo autunno: la giustizia terrena farà il suo corso, ma intanto i nomi di questi piccoli figli sono scritti nei cieli.
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