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La corsa di Rick Santorum alla nomination presidenziale del Partito Repubblicano si ferma qui. L'annuncio ufficiale è giunto martedì 10 Aprile, nel mezzo della lunga "pausa" che le primarie stanno osservando dal 3 e fino al 24 di questo mese.
Prima o poi doveva accadere. Molti commentatori si sono anzi chiesti come mai non sia accaduto prima. E la perseveranza con cui fino a oggi Santorum ha promesso ai propri elettori di tenere duro sino alla fine non è stata una bugia: è stato l'orgoglio necessario a mostrare a tutti che la sua candidatura non era affatto solo di bandiera. Solo che adesso le difficoltà da sormontare sono per lui maggiori delle possibilità di successo. Del resto, una volta divenuto inevitabile il ritiro, mai come ora il momento è propizio per ritirarsi. [...] Ritirandosi ora, Santorum sceglie di andarsene all'apice del successo, non rinnega uno iota di quanto fatto, lascia il migliore dei ricordi possibili, è ancora in tempo utile a "riciclarsi" e le sue armi migliori le può ancora mettere al servizio di quella buona, ottima battaglia che è la ricerca della sconfitta finale e definitiva di Barack Obama all'inizio di Novembre.
L'exploit "da brivido" cui Santorum ci ha abituati da gennaio resta infatti negli annali della storia. Nessun candidato "cadetto" alla nomination presidenziale che abbia avuto un programma graniticamente conservatore come il suo ha mai fatto tanto bene e così a lungo nelle primarie, conquistando così tanti Stati, vincendone ancora diversi quando i parvenu già lo davano temerariamente per spacciato, dividendo dove bisognava dividere e unendo dove era opportuno unire. Alla vigilia, nessuno scommetteva su di lui, il candidato "povero" e troppo "estremista", e invece lui ha saputo ricacciare in gola a tutti certi giudizi francamente inutili.
Per Santorum hanno votato i conservatori, la gente dei "Tea Party", i cattolici e gli 'evangelicali'. Non tutti, ma tantissimi. Con lui, il cattolicesimo integrale è entrato a testa alta nelle sfere supreme della politica statunitense, senza vergogna, ritrosia o compromesso. Con lui, l'antica e sempre nuova cultura conservatrice statunitense ha mostrato di essere una forza d'urto imponente; e certe vecchie "guerre conservatrici" che Santorum ha volutamente ridestato, sono state risvegliate nel migliore dei modi e per la posta più nobile da giocarsi. Ma la cosa più importante che Santorum lascia ritirandosi è il segno.
Santorum, anche ritirandosi, dice che è possibile farcela. Che il GOP deve diventare conservatore se vuole essere utile alla salvezza del Paese. Che la partita decisiva è solo rimandata.
Poi, da grande signore, da uomo liberamente responsabile, da politico raffinato e da vero capo qual è si è schierato a fianco di chi fino a ieri era il suo rivale. Dal canto proprio, Romney ne ha salutato l'uscita di scena con parole forti, maschie, sincere. Santorum sospingerà, adesso, Romney allo scopo di battere Obama: è la cosa migliore che possa, a questo punto, fare. Così facendo, darà il proprio indispensabile contributo all'auspicata sconfitta di Obama a novembre. Dimostrerà saggiamente che un conto sono le liti in famiglia, anche molto accese, un altro le guerre di civiltà contro i barbari alle porte. E ancora, visti i mesi che ci separano dalla Convenzione del GOP di agosto in Florida e poi dalla sfida presidenziale di novembre, l'ex senatore della Pennsylvania ha ancora tutto il tempo necessario per riallineare sé e i suoi dietro a Romney onde ottenere da Romney qualcosa di prezioso in cambio.
Cosa farà Santorum "da grande"? Davvero troppo presto per dirlo. Molto dipenderà da cosa accadrà in novembre.
Se Romney vincerà contro Obama, Santorum o comunque il suo "giro" potrebbero avere qualche chance non di secondo piano a fianco del nuovo presidente Repubblicano. La sfida interna al partito sarebbe rimandata e così pure eventuali nuovi sogni presidenziali di Santorum. Per otto anni. Perché se Romney vince la Casa Bianca nel 2012, il GOP lo ricandiderà nel 2016 e così, comunque andrà allora, Santorum potrà correre di nuovo nelle primarie solo nel 2020. Se invece Romney a Novembre dovesse perdere, Santorum potrebbe subito tornare alla ribalta puntando il dito - dopo le elezioni - contro il moderatismo che non vince né convince. In questo caso, l'ex senatore della Pennsylvania dovrà rimboccarsi subito le maniche per pensare al futuro.
Nel primo caso, quello che descrive la prospettiva di più lungo termine, l'intera ala conservatrice del GOP, e la Destra dentro e fuori il partito, avrà il tempo utile a finire il lavoro iniziato e sin qui egregiamente svolto: eliminare il centrismo dal partito, dopo avere stroncato la Sinistra interna. Del resto, il primo grande momento di questa scalata decisiva del partito da parte del mondo conservatore, l'eliminazione cioè dei suoi esponenti liberal, è avvenuto durante il regno di un Repubblicano "non estremista" alla Casa Bianca (2000-2008, con George W. Bush jr. in sella) e in pendenza di una vittoria del GOP al Congresso (2010). L'eliminazione del centrismo dal GOP potrà dunque ben avvenire mentre è un suo esponente a offrire ai propri stessi "killer" la necessaria copertura dal fuoco esterno guidando i vertici del Paese.
Nell'uno e nell'altro caso, Santorum, qualsiasi cosa egli immagini per il proprio futuro, dovrà vedersela con altri contendenti, epperò tutti di destra. E la cosa migliore che ognuno di loro, Santorum in testa, possono fare da adesso in poi è lavorare là dove conta, ovvero prima della politica politicante: nell'educazione alternativa, nel "movimento", nel "sociale", dentro e mediante le fondazioni, i think tank, gli advocay group, con gli strumenti mediatico-culturali che esistono e con quelli che si possono creare, con e tra la "gente", assieme e mediante il "popolo delle Chiese". Insomma, là dove si allevano per tempo e poi si coltivano i voti della vittoria.
Nota di BastaBugie: vi presentiamo il video dove Rick Santorum ricorda le sue origini italiane, ma soprattutto dichiara un fondamentale principio anti-statalista: può fare il governo qualcosa per noi, meglio di come noi possiamo farlo da soli? In pratica, i miei soldi li spende meglio lo Stato o li spendo meglio io stesso? E in ultima analisi: i diritti che hanno gli uomini derivano da Dio o sono una gentile concessione dello Stato?
http://www.youtube.com/watch?v=1wqvU44n-J8
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