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«Ci hanno tolto Terri; Eluana non riviva quell’orribile agonia».
Mary e Robert hanno la voce stanca. È terminato da pochi minuti l’ennesimo colloquio con i genitori di un ragazzo in stato vegetativo, stavolta chiamavano dall’Illinois. Ogni giorno arrivano decine di chiamate simili, negli uffici della fondazione dedicata alla loro Terri. E, ironia della sorte, proprio Mary e Robert, che l’hanno vista morire, danno speranza.
Sono speranza. Non hanno mai voluto parlare di quegli ultimi giorni: troppo doloroso, e ingiusto. Ma quello che sta accadendo in Italia li tocca sul vivo. Nelle notizie che arrivano dalla Rete, o in qualche telegiornale, rivedono la tragedia che non sono stati capaci di fermare. E vogliono lottare affinché quello che è successo a Terri non capiti ancora.
Come avete reagito alla notizia che una tragedia simile a quella di Terri sta per ripetersi?
Con un dolore indicibile, e tanta rabbia. Speravamo che le immagini di quello che era successo a nostra figlia potessero bastare. Proprio per questo motivo più volte abbiamo chiesto che venissero pubblicate, e che negli ultimi giorni della vita di Terri le televisioni, i giornalisti, le persone comuni potessero venire a vederla.
Non è andata così, però.
No, infatti. Ci siamo trovati innanzi al paradosso di un notizia che ha fatto il giro del mondo, che è stata sulle prime pagine di tutti i giornali, e in televisione, e questo mentre nessuno vedeva Terri. Nessuno sapeva esattamente quello che stava accadendo. Eravamo soli. Il suo tutore e suo marito, Michael Schiavo, impedì che le si facesse visita.
Perché credete che fosse così importante vedere Terri?
Soprattutto perché smettessero, tutti, di dire che era uno 'stato vegetativo'.
Potete spiegare questo punto?
Chi ha il coraggio di chiamare queste persone 'vegetativi'? La verità è che non si conosceva niente di Terri, così come ci sembra non si conosca nulla di Eluana. Chi è ora? Dove guarda? Come cambiano le sue espressioni? Chi vive con queste persone, ora dopo ora, giorno dopo giorno, impara a capire quando sorridono, quando piangono, quando vogliono essere spostati. Basta essere lì, basta prendersene cura.
Nemmeno i giudici che decisero sulla sorte di Terri la videro mai, vero?
Non la videro mai. Decisero di mandare a morte una persona che nemmeno conoscevano. Decisero che poteva morire, che non meritava di vivere, decisero persino le sue condizioni cliniche, dissero che era uno stato vegetativo 'permanente'. Decisero tutto su Terri, tranne di sapere chi era.
Spiegatelo ora. Chi era davvero Terri?
Era talmente piena di vita, e talmente desiderosa di vivere. Era chiaro a tutti che sentisse la nostra presenza. Quando eravamo nella stanza, le parlavamo, o le stringevamo la mano, gli occhi le diventavano lucidi, le guance si coloravano. E quanti sorrisi, ci faceva! Adorava scherzare. Io – parla Robert – ogni giorno mi preparavo decine di barzellette da raccontare, e mi mettevo lì a declamarle, per lei. Il volto le si distendeva, poi la fronte si increspava, e poi quell’aria soddisfatta: così Terri rideva alle mie battute ».
Come avete reagito alla sentenza sulla morte di Terri? Nel vostro caso, a differenza di quello di Eluana, i giudici decidevano contro la vostra volontà di genitori.
Non credo ci sia differenza – risponde Mary –. Non è chi è favorevole o contrario a una sentenza a rendere più o meno grave una decisione come quella presa su Terri, o Eluana. Quando un giudice decide sulla morte di una persona si consuma un’ingiustizia assoluta. E perdiamo tutti.
E per lei, Robert?
Quando Terri era piccola, e aveva la febbre, io tornavo presto dal lavoro per portarla dal dottore. La portavo dal dottore per curarla, perché la mia bambina doveva stare bene. L’ho curata tutta la vita, protetta, come vuole la legge naturale che un padre faccia coi suoi figli. E poi la legge degli uomini me l’ha portata via. Perché? Nessuno ha risposto ancora a questa domanda, e nessuno risponde a questa domanda neanche per Eluana: perché?.
Qui in Italia forse qualcuno le risponderebbe: perché era troppo malata.
Perché era troppo malata? Avremmo potuto curarla: avevamo contattato i medici più esperti in questo campo. Perché era troppo oneroso mantenerla in vita? L’avremmo portata a casa con noi, ce ne saremmo presi cura, proprio come sappiamo che fanno alcune suore per Eluana. Perché qualcuno non considera quella vita? Avremmo potuto provare che lo è.
Vostra figlia è rimasta senza cibo, né acqua, per 14 giorni.
Sono stati giorni orribili – parla solo Robert –. Abbiamo assistito allo sgretolarsi delle nostre certezze sulla civiltà del nostro Paese, e su quella umana. Abbiamo rivisto le agonie patite nei campi di concentramento dagli ebrei, come se quella strage, quegli sbagli, non fossero mai stati compiuti. La nostra Terri si è consumata in una interminabile agonia, il corpo come quello di uno scheletro, i denti digrignati in una smorfia… È stata la morte di una sola donna, ma per noi è stato come se il mondo – il mondo che aveva permesso quella fine – fosse finito.
Cosa vi sentite di dire al padre di Eluana?
Non c’è giorno in cui non preghiamo per lui. Stiamo raccogliendo centinaia di messaggi e telefonate di persone che fanno lo stesso. Pregare ci sembra tutto quello che possiamo fare in questo momento. Ci sentiamo genitori anche di questa ragazza, e facciamo appello al suo amore di padre, e a quello della madre. L’amore è tutto quello che serve, e che basta, per Eluana.
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