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L'ultimo numero di "Sì alla vita" dedica svariate pagine a chi "vuole dividere il Movimento". Mi sento chiamato in causa, come giornalista del Foglio, cui l'articolista, Piergiorgio Liverani, fa più volte riferimento (oltre che a BastaBugie, Libero, Il giornale, Corrispondenza romana).
Quello che sconcerta nell'articolo in questione è anzitutto il vittimismo facile con cui Liverani (che stimo per la sua azione pro life) si replica a domande molto chiare.
Cosa significa che qualcuno vuole dividere il MpV? Il sollevare dei problemi molto seri è volontà di dividere? Il dissentire dalla linea di Carlo Casini, è volontà di dividere? La mia volontà è difendere l'essere umano dal concepimento alla morte naturale. E questo scopo ritengo che il direttivo centrale dell'MpV lo stia perseguendo poco e con scarsa determinazione. Se per conseguirlo si creano divisioni a me spiace, ma la logica evangelica me lo impone: "Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera."
Già in passato, con questa semplice scusa, si sono accantonati personaggi (quanti!) come Francesco Migliori, il quale appunto, stanco di essere accusato di "lesa unità" e "lesa carlità" ogni volta che lui od altri dirigenti anche nazionali sollevavano una discussione, decise di non partecipare più ai direttivi di quel Movimento che aveva fondato e di cui era presidente onorario (vedi lettera di Migliori del 1/11/1998: https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1475)!
Perché allora la redazione di Sì alla vita ha inserito nell'articolo in questione una foto dello stesso Migliori? Forse per far credere al lettore che il "mitico" primo presidente sarebbe con Casini e con Liverani?
E' vero piuttosto il contrario, come dimostra la lettera di Migliori da me pubblicata su libertaepersona.org ed altre da lui inviate ad alcuni cari amici!
L'articolista prosegue cercando di far credere che l'attacco alla gestione del MpV venga da persone che sono avverse al MpV stesso.
Alcune precisazioni: in tutti i casi citati le critiche non sono al Movimento in quanto tale, che anzi è stimato e riconosciuto per la sua importanza e per la dedizione di tanti suoi volontari, ma ad una certa gestione del Movimento centrale, e sottolineo centrale, da vent'anni in mano alla stessa persona, l'on Carlo Casini. Tutte le critiche, o quasi, provengono poi cattolici pro life, e, nel mio caso, da un militante del MpV stesso: persone che quindi amano il MpV e lo vorrebbero vedere più forte, più vivo, culturalmente più attivo.
Veramente fuori luogo voler far passare dunque una critica costruttiva ad una certa gestione centrale come una critica radicale al Movimento intero! Serve forse per rinsaldare tutti intorno al povero presidente perseguitato da calunniatori?
"Sì alla vita" spiega che i perfidi accusatori avrebbero imputato al Movimento in quanto tale di "aver sostenuto, nelle recenti elezioni regionali, candidati duramente abortisti".
In questo caso il riferimento è al sottoscritto, che però non ha mai scritto una simile bestialità. Perché attribuirmi una cosa così falsa? Ho scritto più volte, senza essere smentito, ben altro:
1) Federvita Piemonte, cioè il MpV del Piemonte, ha combattuto la candidata abortista, Mercedes Bresso, e ha favorito la vittoria del candidato sinceramente pro life Roberto Cota. Onore dunque a Federvita Piemonte!
2) Carlo Casini, presidente del MpV nazionale, non ha sostenuto la Bresso, vecchia compagna della Bonino già dai tempi del Cisa e abortista incallita, ma non ha neppure preso le distanze pubblicamente da essa, come sarebbe stato suo dovere di presidente del MpV (come ammesso da "Sì alla vita" dell'aprile 2010, pagina 7!). Possibile che il mensile del MpV dimentichi di ricordare ai suoi lettori chi è la Bresso? Possibile che un presidente così attento alla politica da essere in parlamento dal 1979, ometta di considerare la gravità di una eventuale vittoria di una radicale alla testa di una regione italiana?
Inevitabile una ipotesi per spiegare una simile mancanza: forse Casini ha taciuto, almeno in pubblico, e "Sì alla vita" con lui, perché la Bresso era appoggiata dall'UDC, partito in cui milita anche l'on. Carlo Casini?
Questa mia accusa non era affatto pellegrina, se i responsabili di "Sì alla vita" si sono premurati persino di cambiare la versione on line del mensile, rispetto al cartaceo
(vedi: http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=2106) e voleva semplicemente mettere in luce una domanda: la adesione ai principi dello statuto del MpV viene prima o dopo la fedeltà ai propri superiori di partito?
Una domanda: perché il MpV centrale e Casini continuano a difendersi malissimo su questo punto invece di ammettere che è stato fatto un errore grave e promettere che non succederà mai più una cosa simile?
3) Una volta reso pubblico l'appoggio di Federvita Piemonte a Roberto Cota, contro Bresso, il dirigente nazionale Valter Boero, fidato di Casini, ha preso pubblicamente le distanze dal suo Movimento, con dichiarazioni pubbliche sui giornali. Inoltre ha visto bene di dichiarare a vari militanti la sua preferenza per la Bresso. Ciononostante Casini, invece di richiamare Boero, anch'egli dell'UDC, ha preferito rimproverare pubblicamente Marisa Orecchia, dirigente nazionale del MpV e presidente di Federvita Piemonte, per il suo appoggio a Cota, nel direttivo del 19-20 marzo 2010 (vedi verbale del direttivo). E' anche questo normale? Non è forse lecito ritenere che vi sia qualcosa di strano, quantomeno di ambiguo, in questo atteggiamento?
E' lecito cioè che un presidente che si è sempre candidato coinvolgendo il Movimento stesso, e che non di rado ha annunciato la sua candidatura dalle colonne del mensile del Movimento, confondendolo col suo partito di appartenenza, richiami poi una struttura federale che ha scelto liberamente e giustamente (perché lo statuto glielo consentiva!) di appoggiare un candidato pro life? E che senso ha dedicare poi grande spazio sul mensile a Cota, con foto ed elogi, solo una volta che è già stato eletto (Sì alla vita, aprile, p. 16), dopo aver rimproverato i militanti del Mpv che lo hanno appoggiato apertamente?
E ancora: ha un significato incaponirsi contro Federvita Piemonte, mandando ispettori in ogni Cav della regione, proprio mentre Federvita Piemonte sta trattando con Cota per far entrare i volontari del MpV nei consultori? E' così che si fa il bene del MpV stesso, o non vi è in questo atteggiamento un chiaro accanimento ideologico contro chi è accusato di aver fatto chissà quale sgarro?
Non posso qui rispondere a tutte le considerazioni dell'articolista, salvo notare che difende la proposta di legge del 1977, ad opera soprattutto di Casini, la quale contemplava il perdono giudiziale per il reato di aborto, sia per la donna, che per il medico, che per i parenti che la avessero spinta al gesto, ben prima della 194!
L'articolista si schiera apertamente per questa soluzione, difendendo l'abolizione della pena per la donna che abbia commesso l'aborto, praticamente in tutti i casi possibili (e non solo in quelli drammatici). Liberissimo di farlo, ma non si capisce allora quale effetto deterrente rispetto all'aborto rimanga se lo si considera un reato ma nello stesso tempo se ne chiede la depenalizzazione totale, o quasi! Non si capisce cosa stia a fare un Movimento per la vita se, quando ancora la legalizzazione dell'aborto non era avvenuta, si fa promotore di una sua pressoché totale depenalizzazione. Avrebbe senso un Movimento per la vita che si battesse per la depenalizzazione dell'omicidio, in nome della carità cristiana? Se no, che senso ha che il MpV sposi l'idea, come vorrebbe Liverani, che uccidere un bambino non è poi così grave da meritare una pena? E' questo il modo per far capire la sacralità della vita del concepito e del feto?
Siamo veramente all'assurdo, e questo conferma l'accusa che la battaglia contro la 194, almeno da parte del presidente Casini, sia sempre stata molto, ma molto tiepida, come ebbero a dichiarare i movimenti per la vita europei nel 1980! (chi vuole approfondire questo aspetto può vedere il mio "Storia del movimento per la Vita, tra eroismi e cedimenti", Fede & Cultura).
Del resto papa Benedetto XVI diceva ai vescovi brasiliani, il 28 ottobre di quest'anno: "Quando i progetti politici contemplano, in modo aperto o velato, la decriminalizzazione dell'aborto o dell'eutanasia, l'ideale democratico — che è solo veramente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana — è tradito nei suoi fondamenti (cfr. Evangelium vitae, n. 74). Pertanto, cari Fratelli nell'episcopato, nel difendere la vita «non dobbiamo temere l'ostilità e l'impopolarità, rifiutando ogni compromesso ed ambiguità, che ci conformerebbero alla mentalità di questo mondo» (Ibidem, n. 82)...".
Riferendosi sempre a me, senza nominarmi, ma sostanzialmente insultandomi, l'articolista spiega che mai nessuno dal MpV è stato espulso, e aggiunge che non lo sono stato neppure io. Chiaramente siamo di fronte ad una nuova menzogna: il giorno dopo il mio articolo sul Foglio, è arrivata subito una telefonata ai superiori del mio MpV che chiedeva di espellermi subito. Inoltre un probiviro (cui ho persino chiesto di leggere preventivamente i miei scritti, per indicarmi dove sbagliavo, dicendogli che se lo avesse fatto, avrei coretto, e avrei fatto ammenda pubblica! Ma questa persona si è rifiutata di farlo) ha scritto ufficialmente una specie di decreto di espulsione, firmato da lui solo: così si usa fare, purtroppo! Che poi la mia Federazione abbia respinto la domanda di espulsione, non essendoci gli estremi secondo lo Statuto, caro Liverani, non toglie nulla al tentativo e alla volontà di espellermi! Perché mentire così?
Quanto alle altre "espulsioni", come chiamare altrimenti l'ingiunzione a personaggi storici del MpV: o lasciate "Verità e vita", qualunque cosa si pensi delle strategie di questa associazione, di cui non faccio parte, che comunque ha gli stessi fini statutari del MpV, o dovete uscire dal MpV, nonostante vi ricopriate cariche a cui siete stati regolarmente eletti? E perché continuare ad attaccare Federvita Piemonte, anche una volta ottenute le dimissioni di Marisa Orecchia da Verità e Vita?
Infine Liverani, dopo aver continuato con un lungo pistolotto sui meriti del MpV, che nessuno ha mai negato, prosegue scrivendo: "Ricordiamo infine tra le varie attività e le invenzioni del Movimento (presieduto da Carlo Casini), il Progetto Gemma e il telefono verde SOS Vita...". Il lettore ingenuo, che non ha seguito la polemica, non può che concludere: che falsi, Morigi, Agnoli, Alfieri, Corrispondenza Romana, BastaBugie ecc..., che non riconoscono le grandi cose che il Mpv ha fatto!
Peccato che anche qui vi sia l'inganno: chi ha inventato il Progetto Gemma e il telefono SoS vita? Fedele al "carlocentrismo" denunciato già da Migliori, Liverani non nomina gli inventori dei due progetti citati, ma lascia quasi credere, con un inciso messo a bella a posta, che siano merito, anch'essi, come tutto, di Casini.
Peccato che il primo sia stato inventato da Mario Paolo Rocchi, Francesco Migliori e Silvio Ghielmi: cioè proprio da coloro che hanno accusato da anni Casini di "gestione totalitaria" del Movimento, di averlo "mummificato" e di averne fatto quasi una proprietà personale!
Liverani, questo non lo sa? Farà un prossimo articolo spiegando che i personaggi suddetti, che sono anche cofondatori del MpV stesso, parlano male del Mpv e vogliono distruggerlo o dividerlo come farebbero i radicali?
E chi ha inventato il telefono SOS Vita (oltre alle culle della vita)? Anche qui Liverani non lo dice, ma lo sa: Giuseppe Garrone, che ha della gestione-Casini una visione assolutamente negativa, denunciata in mille e mille occasioni.
Fra affermazioni false e omissioni, finisce qui l'articolo lunghissimo di "Sì alla vita", in difesa di Casini. Il quale col MpV ha costruito la sua carriera politica, anni e anni al parlamento italiano e a quello europeo in contemporanea, i suoi posti nel Cda di "Cattolica assicurazioni", della banca "san Miniato" ecc... e il suo "carlocentrismo" soffocante in nome del quale tutto può essere sacrificato. Mentre i Rocchi, i Ghielmi, i Migliori e decine di altri dirigenti hanno sempre lavorato per il MpV senza chiedere visibilità, palchi, posti in parlamento o nei consigli di amministrazione di alcuna società...
Rimane da rispondere almeno ad un punto.
Liverani smentisce l'accusa secondo cui il "Movimento non rispetterebbe le leggi della democrazia interna". Questa affermazione, invece, è purtroppo vera: in momenti chiave è accaduto più volte che le decisioni fossero calate dall'alto, più o meno abilmente, mettendo tutti di fronte al fatto compiuto. Così è accaduto ai tempi del referendum sull'aborto (vedi il mio libro), e così, per fare un altro esempio, al tempo della preparazione della legge 40, l'unica grande decisione presa negli ultimi 30 anni dal MpV centrale! Beninteso: io riconosco alla legge 40 dei pregi, insieme però a notevoli difetti. Però il progetto per la legge 40 fu sostenuto da Casini, a nome del MpV, ancora prima di essere discusso, limato, studiato in direttivo. Scriveva al proposito il presidente onorario Migliori, nella lettera citata: "Sono stanco di discussioni postume e non concluse che non fanno altro che dare il destro a quel tipo di ritorsione, di deliberazioni evitate e non prese perché ormai inutili, di impossibilità di esprimermi senza venire additato come colpevole di 'lesa unità' o di 'lesa carlità'".
Ricordava proprio in quello stesso anno Luca Poli, presidente del MpV di Pinè, ricostruendo quei fatti in un opuscolo intitolato "Ribaltone nel MpV": "Contrariamente a questa aspettativa (di poter discutere sulla legge sulla fecondazione artificiale, come si dovrebbe fare in un direttivo del MpV, ndr), l'organizzazione dei lavori dell'Assemblea di Montecatini del 13-14.2.99 sembra più consona a quella di un Parlamento bulgaro o cubano che a quella di un Movimento ostentatamente "laico e democratico": nessun limite di tempo per il Presidente (che si riserva una doppia relazione di alcune ore ciascuna, in apertura e chiusura dei lavori), ed invece limite invalicabile di 5 (diconsi cinque) minuti, indistintamente, per tutti gli altri interventi.
La cosa può forse trovare spiegazione nel convincimento espresso altrove da Casini di essere il "vostro Presidente cui è stata affidata dalla Provvidenza l'opportunità di farmi sentire con qualche autorevolezza nel mondo politico". Fatto sta che la direttiva di stampo sovietico trova inflessibili esecutori nei giovani e rampanti Yes men (o "semplici annuitori", secondo l'espressione dell'Avv. Migliori) cui è affidato l'ufficio di presidenza dell'Assemblea.
La cosa ha riflessi pratici che non sai se definire più tragici o più comici. Accade infatti che la vicepresidente del MpV Marisa Orecchia venga interrotta dal fatidico annuncio "i cinque minuti sono finiti" - accompagnato dal ticchettio (amplificato dai microfoni) di una matita picchiata sul tavolo della presidenza - proprio mentre annuncia e motiva, in lacrime, le proprie irrevocabili dimissioni dalla carica.
Analoga sorte tocca implacabilmente a Silvio Ghielmi, oltraggiato nella sua venerabile canizie proprio mentre rievoca - anche lui piangendo - gli albori del suo impegno per la vita in comizi eroici a Sesto S. Giovanni (la Stalingrado italiana) durante l'ultimo dopoguerra. In entrambi i casi la platea insorge: "ma lasciala (lascialo) parlare!": niente da fare, l'implacabile "annuitore" continua a picchiare la matita sul tavolo della presidenza, ed il rumore amplificato dai microfoni suona come una campana a morte per le antiche, gloriose radici cattoliche del MpV".
Si badi che allora oltre alle obiezioni di Migliori e Orecchia, presidente onorario e vicepresidente nazionale, Casini ebbe il dissenso di ben 19 dirigenti nazionali. Ma del tutto inutilmente, perché non mutò di una virgola la posizione presa. Marisa Orecchia diede le dimissioni: e qui si aprirebbe un altro lungo capitolo, sulla strana abbondanza di dirigenti nazionali dimissionari dal MpV centrale…
Ma sarebbe troppo anche per gli stomaci più forti...
Arrivederci al convegno di venerdì 22 novembre: parleranno Carlo Casini, Giuseppe Anzani e Marina Casini... Certo, Marina Casini è brava, ma in questa maniera, riproponendola ogni volta a fianco di suo padre, non si lascia molto spazio agli altri, si dà l'idea di una ditta a conduzione familiare, e non si valorizza nessun'altro.
Al convegno non si parlerà né di eutanasia, né di divorzio breve, né di matrimoni omosessuali, cioè di tutte le problematiche oggi più attuali e scottanti. Nell'ottica di un minimalismo che ormai sta diventando molto pericoloso.
Un'ultima considerazione: io continuo a chiedere a esponenti dell'MpV di smentirmi se dico cose false. A tutti dico che farò pubblica ammenda (sul sito di Libertà e persona e, nei casi più importanti, anche sul Foglio, se qualcuno mi dimostrerà dove la mia ricostruzione è erronea in questioni sostanziali). Ma a parte qualche piccolo dettaglio, non ho trovato sino ad ora che accuse generiche e vaghissime, insieme a tante conferme, ben più numerose da parte di presidenti di Cav e di Mpv locali, oltre che di militanti vari.
Nota di BastaBugie: Per vedere cosa ci aveva scritto Piergiorgio Liverani e come gli abbiamo risposto noi di BastaBugie: https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1117
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