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L'ultima assemblea nazionale del 19 marzo 2011 del Movimento per la Vita si è svolta secondo i soliti canoni, ormai noti: lezione fiume di Carlo Casini, padrone del MpV da oltre vent'anni, e l'assemblea chiamata a ratificare, in fretta e furia, decisioni già prese. Si è votato sul bilancio: in fretta, in fretta, spiegava Giuseppe Anzani, designato futuro gran Capo dal gran Capo attuale. In fretta perché manca tempo, "dobbiamo andare a mangiare"!!! La solita manfrina per evitare il dibattito: si presenta l'approvazione del bilancio negli ultimi cinque minuti e poi... il pranzo invita tutti a soprassedere su questa questione marginale... Eppure bisognava forse capire un po' meglio dove finisce quel mezzo milione di euro di uscite non dettagliate e che rappresentano la metà di tutte le uscite del bilancio (peraltro non distribuito ai delegati presenti). Invece no, bisogna fidarsi di Casini, ci pensa lui, noi cosa centriamo. Neppure un foglietto, una disamina un minimo precisa delle spese.
Viste le proteste di qualche delegato si risponde che visto che il MpV non è una Società per Azioni ci dovrebbe essere un po' più di fiducia e meno formalismi. La risposta non si fa attendere: proprio perché non siamo una SpA, dobbiamo essere ancora più trasparenti e dire fino all'ultimo centesimo dove vanno a finire i soldi del movimento. Insomma alla fine interviene Casini stesso il quale dichiara che per motivi fiscali circa metà dei soldi vengono girati alla Cooperativa La Pira che gestisce il giornalino "Sì alla vita", la quale poi pensa a fare i pagamenti. Tra l'altro viene precisato che 400 mila euro (cioè una bella fetta del totale) servono proprio per finanziare il giornalino stesso. Ora chi conosce questo mensile sa che la qualità della carta è bassa, non vengono pagati i diritti d'autore per gli articoli (molti dei quali peraltro sono riciclati) e che inoltre la cifra è sproporzionata rispetto a ciò che serve il giornalino stesso.
Poi l'assemblea è stata chiamata a pronunciarsi in favore dell'attuale legge sulle Dat. Discussione? Nessuna. Né prima né dopo. Infine, colpo di teatro: Anzani legge una mozione in cui si dichiara l'incompatibilità tra MpV e Comitato Verità e Vita. Anzani legge, con tono quasi distaccato, ma mostrando chiaramente di ritenerla condivisibile. Nessuno, nell'assemblea, ha la mozione in mano. "Chi sono i firmatari?" chiede qualcuno. Inizialmente si nicchia, si tergiversa... l'assemblea non può leggere né la mozione né sapere chi la ha firmata... Poi si viene finalmente a sapere: l'hanno firmata Anzani, Taddeo ecc.. Gli uomini di Casini, direbbero i maligni, quelli per cui c'è incompatibilità tra MpV e Verità e Vita, ma non tra UDC (il partito di Carlo Casini che ha appoggiato la candidata abortista in Piemonte alle ultime elezioni) e MpV; non tra cariche politiche e presidenza del Movimento. Fatto sta che la mozione, in assemblea, viene solo letta e fatta approvare. Il testo non viene diffuso. Ma il giorno dopo è già pubblicato su Avvenire.
Tutto finisce così: il militante della base del Movimento per la Vita ancora una volta si chiede: perché mi hanno convocato? Cosa c'entro io? Le mozioni sono già scritte, di eutanasia e fine vita non si discute, dei soldi non si viene a sapere mai nulla... E piano piano, il militante tipo, si stufa... lasciando che Casini ed Anzani continuino a fare ciò che vogliono, sempre e comunque, anche perché chi dissente viene eliminato.
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