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Madre Teresa di Calcutta soleva dire: “Non c’è niente di peggio, quando in un Paese si permette che una donna possa uccidere il proprio bambino. Quando ciò accade tutto è lecito, non ci sono limiti alla violenza.” Tali parole sono di una chiarezza straordinaria e sono indiscutibilmente vere.
Abbiamo da poco conosciuto la notizia che il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato insignito del Premio Nobel per la pace.
La riflessione che ci viene da fare è questa: sembra un po’ difficile che un personaggio come Obama possa essere insignito di un tale premio in quanto si sia prodigato per la pace. Ci consta che non solo ha ancora due guerre aperte (Afghanistan e Iraq), ma soprattutto che ancora non è possibile vedere gli eventuali risultati positivi di ciò che viene definita come “apertura verso il mondo islamico dopo l’era Bush”. Obama è presidente degli Stati Uniti solo da pochi mesi!
Questa riflessione purtroppo ci porta ad un sospetto, ovvero che tale conferimento gli sia stato dato per “premiarlo” della sua politica progressista riguardo ai temi cosiddetti ‘eticamente sensibili’: aborto, cellule staminali, omosessualismo, ecc…
Negli USA sembra che i consensi verso la sua politica stiano scendendo e anche di parecchio. Ultimamente egli ha ricevuto anche uno smacco non indifferente, allorquando la candidatura della città di Chicago per le Olimpiadi del 2016, candidatura che egli appoggiava tanto da essere andato di persona a Copenaghen (luogo della scelta), è stata sonoramente bocciata.
Sembra, insomma, che la figura di Obama, che da un punto di vista politico appare deludente, debba invece essere assolutamente sostenuta perché emblema di una “svolta”, di una nuova visione della vita, relativista sul piano etico e anche opportunamente “totalitaria” sul piano della diffusione di un pensiero unico “politicamente corretto”. Non è un caso che in Italia il commento più significativo alla notizia del Nobel l’abbia data il senatore Ignazio Marino, esponente della corrente più radicaloide del PD, che ha detto: “Il premio ad Obama è il segno che un mondo nuovo è possibile.”
Questo fa pensare. Siamo ormai dinanzi alla conclusione di un itinerario. Da uno sviluppo dell’errore in senso filosofico, che poi si è reso sviluppo anche in senso politico, siamo passati alla traduzione di questo errore sul piano morale, meglio: sul piano del giudizio morale. Traduzione che ha causato la completa dissoluzione dell’uomo.
Dalla dissoluzione del Vero alla dissoluzione del Bene. E stiamo già dentro la dissoluzione del Bello. Non ci riferiamo in tal senso all’aspetto puramente estetico (dissoluzione che da questo punto di vista già si è realizzata ampiamente nella storia, basti pensare al brutto sempre più dominante in tutte le manifestazioni artistiche), ma all’odio verso la bellezza fondamentale dell’umano.
Cosa intendiamo per bellezza fondamentale dell’umano? Prima di tutto quella della sacralità della vita umana e dell’amore coniugale.
Chiediamoci: perché ciò che sta accadendo a riguardo è significativo? Lo spieghiamo subito. L’uomo coglie il valore non solamente sul piano intellettuale (per esempio: è giusto che sia così!), ma anche sul piano della sua bellezza. Ovvero dal fatto che un tale gesto “splende” nella sua armonia e giustezza e non può essere messo in discussione. Non a caso si dice che solo chi ha il “cuore indurito” non si commuove e rimane indifferente dinanzi ad una situazione di reale bisogno. Perché si parla di “cuore”? Perché si è convinti che il Bene coinvolga non solo la sfera intellettiva, ma anche quella della partecipazione emotiva e sensitiva... e così anche lo sguardo. Tanto è vero ciò che spesso diciamo: quanto è bello osservare un gesto di altruismo e, invece, quanto è brutto osservarne uno di egoismo. Non è un caso che nell’immaginario di molti si conserva (malgrado le sciocchezze che si dicono da un punto di vista storico) la bellezza del modello del cavaliere medievale.
Il capovolgimento di ciò che sta avvenendo è tutto qui. Può sembrare banale ricordarlo, ma è proprio così: innalzare a modello coloro che identificano l’amore e la giustizia con il contrario di essi: promuovere l’aborto per aiutare le donne, condannare l’omofobia per rispettare e salvaguardare l’amore. Ciò è appunto convincere culturalmente che è giusto distruggere ciò che abbiamo definito come bellezza fondamentale dell’umano. Ovvero spingere a godere e a rallegrarsi del brutto. Come adesso molti vanno ad “ammirare” opere d’arte che trasmettono solo angoscia, oppure ascoltano musica più dura del rumore di un’acciaieria (e non si accorgono più della bruttezza, anzi plaudono a quella che ritengono una grande bellezza); così oggi si è arrivati a convincere che non solo si può realizzare la pace, ma addirittura si è davvero per la pace quando, riprendendo le parole di Madre Teresa, si permette che una mamma possa uccidere il proprio bambino.
Dunque, premiare e spacciare come paladino della pace chi (come Obama) ritiene che l’aborto sia un diritto, che esso vada difeso assolutamente, che è giusto ampliare e maggiormente finanziare gli esperimenti sulle cellule staminali embrionali, che la stessa omosessualità vada rispettata in quanto tale, come libera e legittima opzione (in un’intervista pubblicata il 3 luglio su Avvenire affermò che la comunità gay-lesbica degli Stati Uniti viene “ferita da alcuni insegnamenti della Chiesa cattolica e della dottrina cristiana in generale.”) ci convince che ormai si è completata l’apostasia, e che pertanto siamo tornati a quell’informe morale caotico che ha caratterizzato i tempi prima dell’Annuncio cristiano.
C’è umanamente da abbattersi. Resta il fatto che il futuro, ringraziando Dio, non dipende solo da noi. A noi non resta che rimboccarci le maniche, sollevare i mattoni, sudare, e passarli a Chi realizzerà e completerà l’opera della Ricostruzione.
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