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Rimaste per mesi al centro del dibattito politico italiano e non solo, le Ong sono per molti divenute ormai sinonimo, a seconda dei punti di vista, di difesa dei diritti dei migranti o di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
In realtà, dietro questo acronimo, che sta per Organizzazioni non Governative - quelle, cioè, senza fini di lucro e indipendenti dagli Stati e dalle organizzazioni governative internazionali -, si cela però un arcipelago più vasto, con elementi comuni, ma anche con significative diversificazioni. In estrema sintesi, i tratti comuni delle Ong sono di tre tipi.
Il primo riguarda l'immagine che queste realtà offrono all'esterno, ossia quella di gruppi di giovani pieni di valori, entusiasti e desiderosi di fare del bene, anche a costo di accontentarsi di retribuzioni assai contenute e raccolte dalle Ong stesse con faticose collette. Il secondo comune denominatore delle Ong consiste nel fatto che, pur apparendo indipendenti e totalmente estranee a giochi di potere, esse godono spesso di finanziatori occulti o comunque non noti, il che dovrebbe - a prescindere dal pensiero di ciascuno al riguardo - alimentare qualche perplessità. Infine, la terza caratteristica comune a gran parte delle Ong concerne il ruolo che esse hanno come veicoli di specifiche ideologie. E che ideologie: l'abortismo, l'omosessualismo, l'ambientalismo e l'animalismo più spinti, tanto che c'è chi, come il giornalista e scrittore Camillo Langone, ha parlato di «disumanità dell'umanitarismo». Per dimostrare come queste non siano supposizioni complottiste ma realtà provate, dinnanzi alle quali sarebbe bene tutti riflettessero.
Passiamo ora a mettere in luce quali sono le principali Ong ideologicamente attive e, soprattutto, come operano e con quali strategie. Iniziamo proprio col poc'anzi richiamato tema dell'aborto.
ABORTO
Esiste un vasto e ricchissimo gruppo di Ong che diffondono l'ideologia ma anche la pratica abortiva. Solo che tanti non ci hanno mai fatto caso fino a quando, con uno dei suoi primi ordini esecutivi, nel gennaio 2017, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha disposto il blocco dei finanziamenti del governo federale alle organizzazioni non governative internazionali che praticano o informano sulla cosiddetta interruzione di gravidanza all'estero. Una decisione che ha mandato letteralmente su tutte le furie le Ong abortiste e che ha visto Cecile Richards, della Planned Parenthood Federation of America, una di queste realtà, dichiarare che lei e la sua organizzazione staranno «sempre dalla parte della possibilità delle donne di decidere della propria salute e della propria vita, senza interferenze della politica».
Che la scelta di Trump abbia infastidito le Ong pro choice è stato inoltre provato dalle reazioni della ministra olandese dello Sviluppo, Lilianne Ploumen, la quale, in risposta al provvedimento, aveva fatto sapere di voler donare 10 milioni di dollari a queste organizzazioni, con altri 20 poi donati da Belgio e Danimarca. Non solo: la Ploumen - successivamente premiata, non si è ancora capito bene perché, con l'onorificenza dell'Ordine Pontificio di San Gregorio Magno - ha a sua volta lanciato She Decides, nuova Ong volta proprio a sostenere con ingenti somme finanziarie tutte le organizzazioni abortiste penalizzate da Trump, arrivando a raccogliere la cifra di 300 milioni di dollari.
Il pericoloso e decisivo ruolo delle Ong nella promozione dell'aborto è stato denunciato più volte dagli uomini di Chiesa, che vedono queste realtà in azione soprattutto dove la pratica abortista non è ancora diffusa. Come in Perù, dove i presuli della Conferenza episcopale peruviana (Cep) hanno criticato con forza le organizzazioni che ricevono «forti finanziamenti economici» per promuovere e attaccare la vita dei nascituri nel Paese, nonostante siano protette dalla Costituzione.
Per completezza va precisato che le Ong abortiste, fra le quali figurano a dispetto del nome realtà come Amnesty International e Save the Children, quasi mai si presentano come tali, preferendo astutamente accreditarsi come organizzazioni che forniscono «assistenza sanitaria e informazioni alle donne a garanzia dei diritti riproduttivi» e della «pianificazione familiare».
«DIRITTI» LGBT
Nonostante sia presentata come una minoranza perseguitata, il movimento arcobaleno può, come molti ormai sanno, contare sugli appoggi delle più ricche aziende del pianeta. Lo ha dimostrato nel 2013 l'appello alla Corte suprema per la legalizzazione delle nozze gay che, negli Usa, fecero 278 colossi fra cui per brevità, ricordiamo soltanto i più noti: Amazon, Apple, Facebook, Twitter, Moody's, Morgan Stanley, Goldman Sachs e Starbucks. In aggiunta a tutto questo, potevano forse mancare Ong vicine al mondo Lgbt? Certo che no. Infatti abbiamo, per esempio nel mondo ispanico, Ong por la NO Discriminación, attiva nel supportare la diffusione di pubblicazioni sull'omosessualità, a partire da quelle rivolte ai bambini.
Se invece si vanno a guardare dimensione e numero di iscritti, la realtà più rilevante su questo versante è Human Rights Campaign (HRC), organizzazione che da alcuni è inquadrata come Ong e che rappresenta la più grande realtà lesbica, gay, bisessuale e transessuale d'America, con più di 750.000 soci e sostenitori, attiva per «un'America in cui a lesbiche, gay, bisessuali e transessuali» sia «garantita la parità e siano abbracciati come membri a pieno titolo della famiglia americana a casa, al lavoro e in ogni comunità». Come si può ben intuire da questa descrizione, analogicamente a quelle abortiste la strategia delle Ong vicine al mondo Lgbt sta nel presentarsi non già direttamente per quello che si è, e cioè come promotrici di nozze gay, utero in affitto e altri pseudo diritti - cose che le farebbe apparire agli occhi di molti quanto meno divisive, se non direttamente da avversare -, bensì come organizzazioni che si battono per «l'accoglienza» e «la parità» delle persone, ben sapendo che nessuno oserà mai dirsi contro «l'accoglienza» e «la parità». Una strategia astuta quanto, ahinoi, efficace, se si pensa alla presa che non di rado ha perfino in alcuni cattolici.
AMBIENTALISMO E ANIMALISMO
Un terzo ma non meno significativo filone ideologico sposato dal mondo delle Ong, è quello ambientalista e animalista. Un ambito, questo, assai variegato e nel quale si trovano realtà - solo per citarle alcune - come Water for People, Friends of Earth, Rainforest Alliance, Association for the defense of animal rights e, naturalmente, Greenpeace International e WWF. Il fil rouge ideologico che unisce tutte queste realtà è, per venire subito al dunque, l'odio contro l'uomo. Lo dimostrano tutta una serie di indizi. Per quanto riguarda l'ambito più genericamente ambientalista merita di essere sottolineato - hanno notato filosofi come Pascal Bruckner - come da anni, secondo una narrativa sempre più spesso sposata dai mass media, non vi siano più catastrofi naturali, ma solo fenomeni di origine umana: inondazioni, estati molto calde, inverni rigidi, persino terremoti e tsunami vengono presentati come ineluttabili conseguenze dei nostri comportamenti. Da parte loro, le Ong animaliste specificano come tra gli effetti delle attività antropiche vi sia la messa a rischio di numerose specie animali.
Messaggi, questi, che sottendono una concezione ben precisa, e cioè quella secondo cui l'uomo è il «cancro del pianeta», ossia non soltanto una componente anonima dell'ecosistema, ma addirittura pericolosa, il cui raggio di azione merita di essere contenuto se non avversato. Di qui la saldatura ideologica tra un certo ambientalismo e le istanze maltusiane, così chiamate perché hanno nell'economista inglese Thomas Malthus (1766-1834) il loro fondatore, volte ad un energico controllo delle nascite e al disincentivo della natalità.
Apparentemente impegnate a «salvare il pianeta», le Ong ambientaliste sono insomma espressione, anch'esse, di una impostazione non solo ideologica ma addirittura ostile all'uomo e all'ordine naturale. Esattamente come quelle abortiste e pro Lgbt.
FILANTROPIA SENZA CRISTO
In conclusione, vale la pena formulare l'invito a diffidare della gran parte delle Ong, a partire delle più ricche e potenti. Sia perché - come abbiamo sia pure in sintesi visto - tendono spesso a veicolare ideologie sia perché, in fondo, tutte si propongono di fatto come megafono di una tesi molto pericolosa: quella che non solo si possa fare del bene, ma possa esistere il Bene anche senza Dio. Una menzogna, quella della filantropia senza Cristo, che merita di essere smascherata e combattuta con forza. Non dimentichiamo che l'arcivescovo Fulton Sheen, uno dei grandi evangelizzatori del XX secolo, nell'elencare i tratti dell'Anticristo lo presentava come il «Grande Umanitario». Il capo dei capi, si potrebbe dire oggi, delle Ong.
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